Il ministro della salute britannico è stato sostituito a tempo di record da Sajid Javid
LONDRA - Le scuse non potevano bastare e non sono bastate. Si è dimesso, dopo aver resistito per 24 ore, Matt Hancock, ministro della salute del governo Tory britannico e figura chiave sul fronte della pandemia: travolto dallo scandalo innescato dalla pubblicazione sul Sun di un video che lo aveva sorpreso fra le braccia di Gina Coladangelo, presunta amante come lui sposata e con figli, in plateale violazione delle regole Covid imposte nel Regno Unito dal suo stesso dicastero.
Un epilogo divenuto scontato con il passare delle ore e il montare dell'imbarazzo; e destinato a rappresentare un duro colpo per la compagine del primo ministro Boris Johnson - già investita da non poche turbolenze - nel pieno della nuova allerta sulla variante Delta del coronavirus che nelle ultime 24 ore ha riportato i casi oltre quota 18'000 sull'isola, picco dal 5 febbraio scorso. Tanto da suggerire al premier una scelta di peso per l'immediata sostituzione: con la nomina controfirmata in tempo reale dalla regina Elisabetta del veterano Sajid Javid, 51enne di radici pachistane, ex titolare di svariate importanti poltrone ministeriali, che rientra nel gabinetto a testa alta dopo aver rinunciato un anno e mezzo fa niente meno che alla posizione di cancelliere dello Scacchiere per la troppa autonomia dimostrata.
Al governo dal 2012 e a capo della Sanità dal 2018, il 43enne Hancock lascia invece a capo chino dopo essere stato protagonista in negativo delle prime fasi dell'emergenza pandemia (segnate da un bilancio micidiale per il Regno e da numerose critiche); e in positivo di una campagna di vaccinazioni portata avanti a ritmi da record europeo negli ultimi mesi, fino a un totale di 76 milioni di vaccini somministrati e alla copertura immunitaria totale con doppia dose già di oltre il 61% dell'intera popolazione adulta over 18: risultato rivelatosi sinora cruciale anche per frenare almeno i contagi gravi causati dalla mutazione ex indiana.
«L'ultima cosa che voglio è che la mia vita privata distragga il paese dall'attenzione sul focus di ciò che serve per portarci fuori dalla crisi», ha scritto nella lettera d'addio inviata stasera al primo ministro. Non senza reiterare le scuse alla propria famiglia per l'infedeltà coniugale e ai connazionali tutti per aver «violato le linee guida sul distanziamento» anti-Covid, concedendosi il 6 maggio scorso alle effusioni con Gina Coladangelo riprese da una telecamera di sorveglianza nel cortile della sede del ministero, quando sull'isola vigeva ancora il divieto d'abbracciare persone non conviventi.
Hancock ha poi aggiunto di voler dedicare adesso tempo ai suoi tre figli, mentre in un successivo videomessaggio via Twitter ha reso omaggio a mo' di saluto sia «al sacrificio» sopportato dalla gente durante questi mesi di lockdown e restrizioni, sia a quello di medici, infermieri e personale del servizio sanitario nazionale (Nhs): ossia di coloro che molti gli hanno rinfacciato di aver tradito con il suo comportamento.
La reazione del premier - Boris Johnson ha da parte sua fatto sapere di accettare con «dispiacere» il passo indietro, lodando il ministro dimissionario per «il servizio reso al Paese»: servizio di cui «può essere orgoglioso», ha sentenziato, facendo intendere che la sua carriera politica non finirà qui. Ma intanto si è affrettato a voltar pagina, dopo aver cercato vanamente di chiudere il caso accontentandosi delle scuse di ieri, nella speranza che Javid possa essere la pedina giusta per evitare conseguenze troppo profonde sulla credibilità già scossa dell'esecutivo in un tempo in cui i problemi legati allo tsunami sanitario s'incrociano con quelli del dopo Brexit.
Non sarà facile tuttavia, vista la reazione indignata all'accaduto dei media, dei familiari delle tante vittime della pandemia, del mondo ospedaliero. Oltre che dei partiti d'opposizione: con laburisti, liberaldemocratici e indipendentisti scozzesi che, dopo aver invocato sin da subito le dimissioni, seguiti nelle scorse ore da qualche deputato della maggioranza Tory, adesso puntano il dito contro il premier in persona per non aver avuto «la capacità di leadership» di «silurare» lui Hancock.
Lo scandalo, del resto, va oltre l'aspetto morboso dell'affaire extraconiugale (tema su cui BoJo medesimo è più volte inciampato in passato). O anche alla questione, pur decisiva per le sorti di un responsabile della Sanità, del tradimento delle regole imposte al Paese sulle precauzioni anti Covid. Il legame con Coladangelo, coetanea, manager milionaria ed ex compagna universitaria a Oxford di Hancock, nasconde infatti in sovrappiù il forte sospetto di un conflitto d'interessi fra politica e business. Non nuovo fra le file del Partito Conservatore come in quelle del gabinetto attuale: preso di mira fra l'altro di recente dalle 'rivelazioni' dell'ex eminenza grigia di Downing Street, Dominic Cummings.
Un sospetto che questa volta ha a che fare sia con l'incarico di consulente ministeriale assegnato da Matt a Gina nel settembre scorso (e nel frattempo lasciato), sia con gli affari della famiglia di lei: dal padre Rino, medico britannico di sangue italiano divenuto imprenditore farmaceutico di successo nel Regno, fino al fratello Roberto, una cui società si è vista rinnovare giusto di recente un contratto per la fornitura di ambulanze a un dipartimento locale del servizio sanitario pubblico inglese. E guarda caso con Hancock ministro.