Un gruppo di esperti ha analizzato le temperature da record registrate a fine giugno in Nord America.
L'ondata di caldo del 2021, alle condizioni attuali, rimane un fenomeno molto raro. Ma, senza gli effetti dell'attività umana sul pianeta, la possibilità che si verificasse «sarebbe stata almeno 150 volte inferiore».
VANCOUVER - L'ondata di caldo che ha "bruciato" il Canada occidentale e parte della costa degli Stati Uniti che si affaccia sul Pacifico tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio sarebbe stata «virtualmente impossibile» senza gli effetti del riscaldamento globale provocati dall'attività umana.
A dirlo è un team di esperti - che include anche ricercatori svizzeri -, membri della World Weather Attribution, che a tempo di record ha passato al microscopio dati e cifre registrati in quei giorni roventi. I risultati, per ovvi motivi di tempo, non sono ancora stati ratificati da una "peer-review", ma i metodi utilizzati nell'analisi sono riconosciuti e approvati dalla comunità scientifica.
Quale sarà «la portata effettiva dell'impatto di questa ondata di caldo nella salute della popolazione» non sarà possibile chiarirlo «prima di mesi». Quello che invece appare chiaro fin da subito è come il riscaldamento climatico stia modificando la frequenza con cui questi eventi si verificano, rendendoli molto meno rari. Stando alle stime attuali un'ondata come quella che ha travolto il Canada «si verifica una volta ogni mille anni». E senza le "esternalità" causate dall'attività umana, questa frequenza «sarebbe stata almeno 150 volte inferiore».
Da «una volta ogni mille anni» a «ogni 5-10 anni»
Nel quadro climatico attuale, l'ondata del 2021 resta un evento «estremamente raro». Il riscaldamento climatico però «ci sta conducendo molto rapidamente in un territorio sconosciuto che avrà conseguenze significative», scrivono gli esperti. E si parla di conseguenze sia per la salute che per il nostro sostentamento. Attingiamo di nuovo ai numeri, che in questi casi vincono sulle parole nel dare contesto alla situazione. Martedì 29 giugno in Canada, a Lytton, le colonnine hanno toccato un picco di 49.6 gradi centigradi. Per tracciare un parallelo: se un'ondata di questo tipo si fosse verificata agli inizi dell'era della rivoluzione industriale la sua temperatura sarebbe stata di circa due gradi più bassa.
Di riflesso, questo non lascia ben sperare per il futuro. Attualmente il riscaldamento globale si assesta a 1.2 gradi. Se questo dovesse toccare la soglia dei 2 gradi - che ai ritmi attuali potrebbe essere raggiunta già attorno al 2040 - un'ondata come quella di fine giugno andrebbe a superare il picco dei 50 gradi. Ma non solo, anche la frequenza subirebbe una drastica accelerazione. E così «un evento che nella norma si verifica all'incirca ogni mille anni, finirebbe per manifestarsi ogni 5-10 anni».