Anche in Svizzera la quasi totalità dei nuovi casi è legata alla variante. Negli ultimi sette giorni la media è al 94.1%
Andrea Ammon, direttore dell'Ecdc: «Dobbiamo restare vigili e continuare ad adoperare il buon senso per prevenire la diffusione del virus». Hans Kluge, direttore regionale per l'Europa dell'Oms: «La buona notizia è che i vaccini funzionano nel ridurre decorsi gravi e morti».
GINEVRA - Con qualche giorno di anticipo rispetto alle stime di inizio estate delle autorità sanitarie europee, che guardavano al mese di agosto, la variante Delta del virus SARS-CoV-2 risulta ormai essere il ceppo dominante in buona parte della regione europea. A confermarlo in una nota a quattro mani sono il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
La variante precedentemente detta "indiana" risulta dominante ora e promette di restarlo anche nei mesi a venire. Per dichiarare concluso il pericolo della pandemia ci vorrà tempo, ha spiegato il direttore regionale per l'Europa dell'Oms, Hans Kluge. «In molti Paesi stiamo assistendo a un forte aumento dei casi legato alla diffusione dell'altamente contagiosa variante Delta. E nonostante l'immenso sforzo da parte degli Stati membri, ci sono milioni di persone che ancora non sono state vaccinate e che quindi rischiano di finire in ospedale».
«Dobbiamo restare vigili e continuare ad adoperare il buon senso per prevenire la diffusione del virus», ha aggiunto il direttore dell'Ecdc, Andrea Ammon, che oltre al vaccino ha ricordato l'importanza di non dimenticare gli altri "strumenti" a nostra disposizione, come mascherine, distanze di sicurezza e misure d'igiene. «Sappiamo che funzionano e possono proteggere noi e gli altri. Dobbiamo pensarle come delle misure "anti-lockdown", perché ci consentono di evitare la diffusione della malattia senza dover chiudere» tutto.
L'avanzata della Delta in cifre
Cifre alla mano, si legge nel comunicato, la variante Delta risulta dominante in 19 dei 28 Paesi che hanno fornito sufficienti dati ricavati dal sequenziamento del genoma del virus. In questi, la proporzione mediana dei contagi legati alla variante "indiana" si attesta al 68.3%, superando in larga misura la presenza della variante "Alpha", ora al 22.3%. In Svizzera - secondo le stime dell'Ufficio federale della sanità pubblica negli ultimi 7 giorni - la variante Delta è ormai responsabile della quasi totalità delle nuove infezioni (94.1%).
L'appello urgente da parte dell'Oms e dell'Ecdc resta quello di vaccinarsi il prima possibile, soprattutto per quelle categorie che si trovano maggiormente a rischio di complicazioni nel caso di un contagio. «La buona notizia - ha detto Kluge - è che i dati ci mostrano chiaramente che la vaccinazione completa riduce in modo netto il rischio di un decorso grave della malattia e di morte». E infine, una parola - o forse sarebbe meglio dire, una raccomandazione - Kluge la riserva anche ai Paesi europei in cui le misure anti-Covid hanno subito un deciso allentamento: «Aumentate l'accesso ai test gratuiti, sequenziate di più il virus, rinforzate le quarantene e il contact tracing per spezzare la catena dei contagi e assicuratevi che chi si trova maggiormente a rischio nella nostra popolazione venga vaccinato».