Perché la producono in pochi e dove le autorità non vigilano i prezzi vanno (davvero) alle stelle, l'allarme dell'OMS
Il caso degli Stati Uniti con cifre da capogiro e i prezzi triplicati in tre anni, e la zona grigia delle pompe che resta anche in Svizzera
GINEVRA - Produrla costa pochissimo e se hai il diabete può salvarti la vita, eppure sono tantissime le persone al mondo che non possono permettersela a causa della speculazione farmaceutica.
Arriva proprio oggi, con l'occhio rivolto alla giornata mondiale del diabete (che sarà questa domenica 14 novembre) l'allarme dell'Organizzazione Mondiale della sanità che svela uno scenario parecchio preoccupante e che vede una persona malata ogni due al mondo incapace di ottenere la medicina, per motivi logistici ma anche, e soprattutto, economici.
E questo perché, anche se il costo di produzione di una fiala è contenutissimo, il prezzo d'acquisto - a dipendenza delle nazioni - può essere davvero proibitivo. E non parliamo per forza di cose di Paesi in via di sviluppo, là dove le tutele statali non riescono a ostacolare la corsa al rialzo del prezzo del farmaco si arriva a cifre veramente incredibili.
È il caso degli Stati Uniti, dove si arriva anche a picchi estremi di 1'300 dollari al mese. La spesa mediana, invece, si attesta a circa 500 dollari al mese - comunque una cifra insostenibile per una larga fetta della popolazione - che è praticamente raddoppiato negli ultimi 10 anni, come riporta uno studio pubblicato dall'Università di Yale. Non è un caso che chi può permetterselo vada a procurarsela in Canada o in Messico dove costa una frazione. E il farmaco, chi ha il diabete lo sa bene, è solo una parte delle spese mensili.
Scoperta giusto 100 anni fa da una coppia di scienziati canadesi, il suo brevetto è stato venduto per il valore simbolico 1 dollaro: «Loro non hanno voluto lucrarci», commenta nel comunicato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, «il gesto di solidarietà di quegli scienziati è stato deturpato da un'industria multimiliardaria che ha monopolizzato l'accesso al farmaco».
Parte della ricetta per risolvere questa situazione, sempre stando all'Organizzazione «è differenziare la produzione, anche a livello locale, generando maggiore concorrenza e migliorare il controllo dei prezzi».
In Svizzera la situazione è in parte sotto controllo, dove l'insulina è coperta dalle assicurazioni malattia e il suo prezzo è stato recentemente (2020) rivisto al ribasso dal Consiglio Federale, come comunicato dall'Esecutivo alla consigliera ticinese Marina Carobbio Guscetti che proprio il 17 giugno di quest'anno aveva presentato a Berna un'interpellanza a tema.
Un discorso a parte meritano però per le pompe che la somministrano che in Svizzera vengono cedute in affitto hanno un prezzo abbastanza alto. Secondo un rapporto proprio del Sorvegliante dei prezzi della Confederazione del 2018 i prezzi sono «due volte più elevati di quelli europei».
Stando alla Confederazione che ha voluto entrare in materia nella già citata risposta a Carobbio, e in una risposta a un'interpellanza analoga del 2018 della consigliera socialista Brigitte Crottaz, si sarebbero prese contromisure tali a far si che «la maggior parte dei fornitori ha abbassato i prezzi». Quanti lo abbiano fatto, e di quanto, però è ancora tutto da determinare.