Lo rivela un'inchiesta del New York Times, che ha visualizzato dei documenti nascosti del Pentagono
WASHINGTON - Una strage di civili, soprattutto bambini. Quella che doveva essere la campagna militare aerea più precisa della storia ha tradito le attese: informazioni di intelligence sbagliate e target imprecisi e scelti frettolosamente hanno causato migliaia di morti fra la popolazione civile. E nessuno nei ranghi militari americani ha pagato.
Un archivio di documenti nascosti del Pentagono sulla campagna aerea in Medio Oriente dal 2014 - del quale il New York Times ha preso visione - rivela una realtà ben diversa da quella dipinta dai governi statunitensi, che da anni parlano di guerre di precisione con droni e bombe mirate.
A fronte della crescente impopolarità delle guerre infinite e dei loro 6'000 morti americani, negli ultimi anni dell'amministrazione di Barack Obama gli Stati Uniti hanno spinto sull'acceleratore dei raid aerei con droni controllati da computer a migliaia di chilometri di distanza. La promessa, per dirla con le parole di Obama, era quella della «più precisa campagna aerea della storia» grazie alla «straordinaria tecnologia» americana che avrebbe consentito alle forze armate di uccidere i 'cattivi' evitando il più possibile di far del male ai 'buoni', ovvero ai civili. I documenti rivelati dal New York Times scattano però la fotografia di una promessa tradita, in cui le vittime civili sono divenute un collaterale accettato e per il quale nessuno ha pagato.
L'analisi dei documenti mostra infatti che nessun illecito è mai stato commesso e nessuna azione disciplinare presa. In qualche decina di casi sono stati effettuati pagamenti ai familiari delle vittime. Le denunce su morti civili non sono quasi mai state seguite da indagini accurate: nei pochi casi in cui questo si è verificato - riporta il New York Times - le inchieste non sono state condotte sul posto o sentendo testimoni, ma con la semplice analisi dei video a disposizione, gli stessi filmati che avevano causato l'errore.
E spesso a dovere denunciare e indagare erano gli stessi che avevano autorizzato o condotto il raid, e quindi i meno interessati a procedere e ammettere come, in molti casi, gli 'errori' fossero legati a incomprensioni culturali fra chi era sul territorio e i militari dietro ai computer. Tutto si è così ridotto in casi chiusi rapidamente, senza alcun responsabile.
«Anche con la migliore tecnologia al mondo - ha detto il portavoce del US Central Command, Bill Urban - possono capitare errori e noi cerchiamo di imparare dagli sbagli commessi». Parole che non bastano alle famiglie delle vittime civili e non placano le polemiche.