Omicron continua a galoppare in tutto il mondo, ma sul suo impatto arrivano i primi segnali positivi.
Il Vecchio Continente resta nella morsa della nuova variante. In Francia oltre 200mila casi al giorno. Ma in alcuni Paesi le infezioni iniziano a scendere.
BERLINO - Il Covid-19 continua a diffondersi velocemente in tutto il mondo, tornando ad aggredire con forza l'Asia e l'Australia, ma sull'impatto di Omicron arrivano segnali positivi. In Sudafrica, dove la nuova variante è stata scoperta, il picco dell'ondata è stato superato senza un aumento significativo di decessi: una conferma, quindi, che l'aggressività della mutazione del virus è contenuta. La morsa dei contagi, tra l'altro, inizia ad allentarsi anche in Europa, a partire dalle regioni orientali e dalla Germania.
Nell'osservare l'andamento della pandemia, che con Omicron ha avuto una nuova accelerazione a livello globale nell'ultimo mese, quanto sta accadendo in Sudafrica apre uno spiraglio di ottimismo. «Tutti gli indicatori suggeriscono che il Paese ha probabilmente superato il picco della quarta ondata», ha reso noto la presidenza, riferendo che i nuovi contagi sono diminuiti del 30% in una settimana. Due dati sono ancora più rilevanti: il primo, «un aumento marginale del numero di morti in tutte le province», e il secondo, «tassi di ospedalizzazione inferiori rispetto alle ondate precedenti», nonostante Omicron sia «altamente trasmissibile».
I numeri non allarmanti su vittime e ricoveri confermano che la variante sembra meno pericolosa delle precedenti. Da questo punto di vista anche l'Europa, pur alle prese con contagi ancora imponenti in alcuni Paesi, come Gran Bretagna, Italia e Francia (200mila nuovi casi per quattro giorni di fila), inizia a segnare un'inversione di tendenza. È il caso della Germania, dove il principale esperto di Covid-19, Christian Drosten, ha espresso ottimismo sul fatto che il Paese potrebbe aspettarsi un inverno «relativamente normale». Con una «situazione endemica» più paragonabile a un comune virus del raffreddore o dell'influenza, ha spiegato il virologo capo dello Charité di Berlino.
In Gran Bretagna l'approccio, di fatto, è lo stesso, anche se i toni sono più allarmistici, perché nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 160mila nuovi casi (ma in calo rispetto ai 190mila del giorno prima). Dovremo imparare a «convivere» con il Covid-19 nel 2022, ha spiegato il ministro della salute Sajid Javid, chiarendo che le restrizioni alla libertà «dovranno essere l'ultima risorsa». Vale a dire, la situazione si può ancora gestire senza eccessive restrizioni.
Nel resto d'Europa i segnali di un allentamento della curva arrivano dai Paesi centro-orientali. Dalla Polonia all'Ucraina, dalla Bulgaria alla Romania, dalla Slovacchia all'Ungheria, tutti accomunati da un calo dei contagi su base settimanale.
Nell'area Asia-Pacifico, al contrario, la pandemia è di nuovo in ripresa. La crescita dei contagi è evidente in India, soprattutto nelle metropoli come New Delhi, mentre la Cina ha chiuso l'ultima settimana del 2021 con un record (oltre 1'100 contagi) che non si registrava dalla prima ondata, quasi due ani fa. E Pechino, il mese prossimo, ospiterà le Olimpiadi invernali. Allo stesso modo l'Australia ha iniziato il 2022 con un picco di casi, a causa di una rapida estensione di un focolaio negli Stati orientali del Nuovo Galles del Sud e Victoria (circa 30mila infezioni). Non va meglio negli Stati Uniti, dove sono stati battuti quattro record in una settimana, riportando il bollettino quotidiano a cifre fino a 386mila nuovi casi.
Le feste di Capodanno in tono minore in tutto il mondo sono del resto la spia che la guerra al virus è ancora in pieno corso. Ma per l'Oms nel 2022 questa guerra si può vincere, ha sottolineato il direttore Tedros Adhanom nel suo messaggio di fine anno. A patto però di "porre fine all'ingiustizia" e colmare finalmente l'enorme divario nelle vaccinazioni tra nord e sud del mondo. Arrivando a immunizzare il 70% della popolazione mondiale entro i prossimi sei mesi.