Varie analisi hanno dimostrato l'azione di reti provenienti soprattutto dal Vietnam, Bangladesh e Romania.
Lo schema per il profitto è molto simile a quanto accaduto già per le elezioni statunitensi nel 2016.
OTTAWA - Proprio oggi la città di Ottawa ha smesso di essere occupata dal Freedom Convoy. La diffusione delle proteste anche al di fuori del Canada è dovuta anche ai numerosi gruppi Facebook nati per sostenere le manifestazioni antigovernative. Le proteste infatti non sono partite dalle associazioni di categoria, e nemmeno dal 90% dei camionisti che risulta essere vaccinato, ma da una piccola percentuale di manifestanti, sostenuti anche dall'estero. Proprio all'inizio del mese Facebook ha deciso di chiudere la maggior parte di questi gruppi: e non a causa di una dilagante disinformazione, ma perché erano gestiti da veri e propri "artisti della truffa".
Dopo alcune ricerche, ci si è accorti che i famosi gruppi Facebook, che riunivano decine di migliaia di persone, erano gestiti da persone a cui non interessava veramente la causa dei camionisti, ma erano spinti da motivi puramente economici. In particolare si è scoperto che i creatori dei gruppi Facebook erano degli approfittatori, che hanno seguito gli eventi e sfruttato soprattutto gli utenti di destra.
La maggior parte delle reti che creano i gruppi social hanno sede in Vietnam, Bangladesh e Romania, e spesso venivano impiegati account falsi o addirittura hackerati. Uno dei gruppi più numerosi era stato creato da una donna del Missouri ma, secondo Grid News in realtà l'utente non c'entrava nulla con le proteste: il suo profilo era stato hackerato mesi prima. Con il suo profilo sono stati creati in tre giorni una decina di gruppi, tutti dal nome simile: "Convoy to Ottawa 2022", "Convoy for Freedom 2022", "Freedom Convoy/Ottawa 2022 for Canada", ecc.
Esistono infatti vere e proprie reti specializzate nella produzione di contenuti ricchi di disinformazione, volte solamente ad intascare i soldi derivanti dalle pubblicità, o dalle raccolte fondi (GoFundMe ha bloccato una raccolta fondi quando aveva raggiunto in pochi giorni ben 8 milioni di dollari, molti dei quali non provenivano dal Canada).
Lo schema messo in atto per la protesta del Freedom Convoy assomiglia molto a quanto avvenuto con le elezioni USA nel 2016, con gruppi con nomi molto simili, o anche siti internet, che miravano a portare visitatori attraverso notizie false che venivano "pompate" dagli algoritmi dei social network (mossi solamente dal numero di interazioni, e non dalla qualità) per poter trarre profitto dalla pubblicità, oltre a chiedere in continuazione sostegni finanziari e donazioni.
I ricercatori dello Shorenstein Center di Harvard hanno inoltre notato che numerosi grandi gruppi pro-Trump avevano cambiato il nome per orientarsi sui convogli della libertà, nella speranza di replicare la protesta anche negli USA, riporta la NbsNews.
Per quanto riguarda i gruppi Facebook, i truffatori guadagnano anche rivendendoli ai migliori offerenti. Cifre non stellari, certo, ma che in alcuni paesi significano molto. In una serie di casi studio presi in esame dall'Institute For Strategic Dialogue, ripreso dal Guardian, è emerso che uno dei siti più redditizi legati al Vietnam ha generato un introito di 1'800 dollari al mese, una cifra ben 10 volte superiore al reddito medio del paese. Una sorta di esportazione delle guerre culturali americane nel resto del mondo: in questo modo il bacino di utenti da sfruttare aumenta, ma lo sforzo dei truffatori rimane lo stesso.