Gli appelli di Caritas per aprire un corridoio umanitario: «Siamo di fronte a un dramma»
Anche il Comitato internazionale della Croce Rossa ha chiesto aiuto, spera di riuscire a raccogliere 250 milioni di franchi
KORCZOVA - File «chilometriche» con un'attesa di «almeno due giorni» e «bambini che arrivano esausti» al confine tra l'Ucraina e la Polonia.
È quanto ha raccontato durante una videoconferenza il responsabile di Caritas Polonia Ireneusz Krause. «La situazione al confine è molto dinamica, fluida, cambia continuamente con l'aggravarsi del conflitto» ha spiegato Krause. «Da parte nostra stiamo coordinando insieme alle autorità questa evacuazione di massa che vede protagonisti soprattutto madri e bambini. Al confine accogliamo tutti. Abbiamo posizionato dei centri di ricezione dove forniamo pasti caldi e assistenza medica».
«La vita degli ucraini si è tramutata in un incubo»
Il responsabile di Caritas Polonia ha sottolineato anche che le organizzazioni umanitarie si aspettano un'intensificazione della spinta al confine dei rifugiati: «Ci stiamo preparando a un aumento delle persone che vogliono lasciare il paese».
Caritas, a livello internazionale, ha quindi rinnovato un appello urgente per l'apertura di corridoi umanitari dall'Ucraina: «La scorsa settimana - ha dichiarato invece il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John - la vita degli ucraini si è tramutata in un incubo, molti uomini, donne e bambini hanno dovuto lasciare il Paese senza poter portare nulla con loro. Caritas Ucraina e Caritas Polonia sono in prima linea per portare assistenza sanitaria e psicologica a quanti sono coinvolti dal conflitto».
«A Kiev i supermercati sono vuoti»
Proprio l'aspetto della sicurezza di queste vie di fuga è stato sottolineato da uno dei responsabili Caritas collegati dall'Ucraina, padre Viatoslav che ha dato anche una testimonianza sulla situazione attuale nella capitale ucraina: «I negozi di generi alimentari sono ormai vuoti, abbiamo alcune poche ore al giorno in cui possiamo uscire e muoverci, poi dobbiamo rientrare mettendoci al riparo in posti sicuri. Le strade sono piene di distruzione, edifici ed auto sono distrutti. Alcune persone sono riuscite a trovare rifugio in alcune chiese dove si cerca di proteggere soprattutto mamme con i loro bambini. Stiamo predisponendo poi supporti speciali in cinque città per donne in stato di gravidanza o che abbiano partorito da poco. Siamo in continuo contatto con altri partner per l'evacuazione dei bambini ma - ha evidenziato - non possiamo intervenire come vorremmo finché ci sono le bombe in azione».
Da Kiev anche la testimonianza di un'altra responsabile di Caritas, Tetiana Stawnychy, che ha sottolineato la drammaticità della situazione spiegando che se anche il conflitto dovesse finire in tempi brevi «sarà necessario un lungo processo di ricostruzione, siamo di fronte a un enorme dramma, non si potrà tornare alla vita di prima, ci vorrà molto tempo per la ricostruzione delle infrastrutture e soprattutto per la ripresa psicologica delle persone, lo si capisce guardando ogni angolo della città».
L'appello della Croce Rossa
Le agenzie della Croce Rossa a livello internazionale hanno lanciato un appello per raccogliere 250 milioni di franchi svizzeri in modo da fornire cibo, acqua e riparo a milioni di persone in Ucraina, dove la situazione umanitaria si sta «deteriorando rapidamente» e a coloro che sono fuggiti all'estero.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) e la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa - la più grande rete mondiale di soccorso in caso di disastri - hanno lanciato l'appello congiunto mentre continuano gli scontri in Ucraina, sei giorni dopo l'inizio dell'invasione da parte di Mosca.
Sono oltre 660'000 le persone che hanno lasciato l'Ucraina in questi primi sei giorni di guerra, secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite.
«Al momento abbiamo oltre 660'000 rifugiati che sono fuggiti dall'Ucraina verso i paesi vicini solo negli ultimi sei giorni», ha detto la portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) Shabia Mantoo parlando ai giornalisti a Ginevra.
«I numeri stanno aumentando in modo esponenziale (...). A questo ritmo, la situazione sembra possa diventare la più grande crisi europea dei rifugiati di questo secolo», ha aggiunto precisando che l'UNHCR sta mobilitando le risorse per rispondere alla situazione.