Lontano dalle sanzioni, a poche ore d'aereo da Mosca c'è Dubai, la nuova mecca degli oligarchi braccati
DUBAI - Inseguiti, braccati, bloccati e pignorati. Non è un ottimo momento, questo, per essere un miliardario oligarca russo.
Il pressing economico dei Paesi alleati sta infatti danneggiando non solo l'economia nazionale ma anche le danarose élite che fanno affari in tutto il mondo, Europa e Svizzera comprese.
Per un aereo e una squadra di calcio di cui si parla (sì, è il caso di Roman Abramovich) ce ne sono molti di cui si sa poco o nulla, che vengono “pizzicati” oppure solo in parte, o per nulla.
Una delle scelte predilette dai Paperoni russi in fuga sono gli Emirati Arabi Uniti, e in particolare Dubai. Già centro finanziario nevralgico, la città e le sue banche - riporta Reuters - hanno di recente aperto le porte a questi patrimoni fuggiaschi.
Il Paese, che ha da anni consolidato un rapporto privilegiato con la Russia, non solo non appoggia le sanzioni internazionali sostenute dall'Onu ma promuove apertamente la sua filosofia da “porto sicuro” per i capitali che - tradizionalmente - vengono depositati in altri forzieri.
Fra questi c'è, ovviamente, la Svizzera - che ha deciso di prendere posizione, generando anche qualche controversia - ma anche il Regno Unito, al momento fra i Paesi più strettamente vicini all'Ucraina.
«Gli Emirati sono il posto perfetto», ha commentato all'agenzia stampa un anonimo avvocato e imprenditore svizzero attivo da anni a Dubai, «sono a poche ore d'aereo dalla Russia, qui la riservatezza è garantita e l'Occidente non ha nessun modo di ficcare il naso».
Per quanto riguarda l'entità dell'emorragia monetaria, le cifre possono essere solo ipotizzate: «Si tratta di numeri sostanziali», conferma la fonte. Lecito presupporre che si parli di centinaia di milioni, forse anche di miliardi.
E non è nemmeno così complicato spostarli, questi soldi. «C'è chi apre un conto in una filiale a Dubai di una banca di cui è già cliente in Europa, oppure apre un conto nuovo in un istituto di credito emiratino», conferma la fonte.
Tra l'altro, agli investitori stranieri che esportano più di 200mila dollari, dal 2018 gli Emirati offrono un permesso di soggiorno dalla durata di 10 anni. In questo modo, oltre al capitale, è possibile mettere al sicuro sé stessi e la propria famiglia.
Una manna dal cielo per le banche di Dubai? Sì, ma anche no, come confermato dallo stesso imprenditore: «Al momento gli Emirati Arabi Uniti sono sulla lista grigia del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale - che sorveglia i reati finanziari globali -, questo significa che le banche devono fare una maggiore attenzione perché le loro attività sono già sotto scrutinio. Ora, l'ultima cosa che vogliono è doverci restare a lungo, su quella lista».
«Accettiamo i soldi russi, ma non li usiamo per fare investimenti», conferma sempre a Reuters un anonimo istituto di credito di Dubai che conferma di offrire la possibilità di aprire conti deposito, ma non quella della gestione patrimoniale. Il motivo è da ricercare nella complessità dei controlli - e la lunga serie di garanzie legate alle origini dei soldi - che gli istituti di credito islamico, in questo particolarmente solerti, devono effettuare in caso di patrimoni che provengono dalla Russia.