Uno studio: «La concentrazione di sostanze chimiche che assorbono i raggi UV potrebbe essere elevata»
MAIORCA - Da mare salato, a mare chimico. Con il contributo delle creme solari. Secondo uno studio apparso sul Bollettino di inquinamento marino i componenti chimici contenuti nelle lozioni protettive dei raggi UV si stanno accumulando nel Mar Mediterraneo e potrebbero raggiungere livelli elevati.
La ricerca è stata condotta sulle coste di Maiorca, in Spagna. L'enclave marina scelta subisce la forza influenza delle attività portuali, degli scarichi idrici e del turismo. Soffermandosi sull'ultimo fattore, un gruppo di ricercatori spagnoli ha analizzato diversi campioni prelevati dalla Posidonia oceanica, riscontrando concentrazioni variabili di componenti delle protezioni solari classiche, quali l'ossibenzone, l'avobenzone 4-metile, il benzylidene canfora, il benzofenone-4 e il metilparaben.
Silvia Díaz Cruz, che è coautrice dello studio ha spiegato al Guardian che «date le basse profondità del Mar Mediterraneo, le sue piccole dimensioni e il fatto che sia chiuso, è possibile che le concentrazioni sostante chimiche che fungono come filtro dai raggi UV possano raggiungere livelli elevati». Non sono ancora stati completamente definiti gli effetti che questi componenti possono avere sulle piante marine e quindi sull’intero ecosistema, ma i ricercatori sono preoccupati.
Avendo riscontrato la presenza di queste sostanze chimiche provenienti dalle creme solari sulla Posidonia oceanica, che è una pianta acquatica che si trova in molte zone costiere del Mediterraneo, si stanno chiedendo se possano influenzarne la fotosintesi. «Se la nostra ipotesi dovesse rivelarsi vera, sarebbe un problema. Queste piante svolgono un importante ruolo ecologico». Ad esempio proteggono la linea di costa dall'erosione e forniscono a diverse specie protezione e nutrimento.