Niente rifugi o centri d'accoglienza all'interno del Paese: Copenaghen prosegue con i suoi piani
Non si placano però le critiche da parte dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati
COPENAGHEN - La Danimarca ha intavolato delle trattative con lo Stato africano del Ruanda per trasferire in loco i richiedenti l'asilo che attendono l'esamina dei loro casi.
Il Paese scandinavo, lo ricordiamo, ha lanciato già dall'anno scorso il progetto di realizzare dei centri di accoglienza per rifugiati «fuori dall'Europa», approvando una legge che ha fatto discutere tutto il Continente e attirando le critiche delle Nazioni Unite e della Commissione europea. L'idea danese è quella di situare i migranti in un paese terzo mentre il Governo tratta le domande di asilo «in conformità con gli obblighi internazionali».
La ricerca di Paesi partner esterni all'Ue per trovare un accordo nella gestione di campi di accoglienza si è però rivelata più ardua del previsto, e ad oggi non è ancora stata trovata alcuna intesa. Ciononostante, le autorità non mollano. Secondo il Ministro danese dell'Immigrazione, Mattias Tesfaye, l'accordo è importante, anche poiché il suo scopo è quello di «garantire un approccio più dignitoso rispetto alla rete criminale di trafficanti di esseri umani che gestisce la migrazione attraverso il Mediterraneo oggi».
Tesfaye ha poi confermato «il dialogo» in corso con il governo ruandese, che sta, tra l'altro, discutendo allo stesso tempo con il Regno Unito, per lo stesso motivo. Anche il governo britannico sta infatti pianificando di trasferire i richiedenti l'asilo, per arginare il flusso di migranti e colpire la rete di traffico di esseri umani.
In ogni caso, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Unione europea e diverse organizzazioni internazionali continuano a criticare con forza il progetto, poiché minerebbe la cooperazione internazionale e il controllo del rispetto dei diritti umani, sollevando questioni fondamentali sia sull'accesso alle procedure di asilo che sull'effettivo accesso alla sicurezza.
Come riportato da Politico, le organizzazioni danesi per i diritti umani lo definisco una «nuova forma di colonialismo», che implica pagare altri «per prendersi cura delle persone indesiderate» lontano dalla Danimarca.