Vi raccontiamo chi è la presidentessa Moldava, nell'occhio del ciclone dopo le nuove ambizioni del Cremlino
CHIȘINĂU - Sembra proprio non temere Putin, Maia Sandu. La presidentessa moldava finito al centro del dibattito internazionale dopo che - fra ieri e oggi - l'esercito russo ha affermato apertamente il suo interesse di marciare sull'enclave filorussa della Transnistria.
Sin dall'inizio del conflitto Sandu, che ha presentato proprio venerdì domanda formale di adesione all'Unione Europea, non ha mai nascosto dove vertessero (o meglio, non vertessero) le sue simpatie. Malgrado la Moldavia, che è ancora un Paese estremamente povero, dipenda in maniera importante dalla Russia per quanto riguarda le forniture energetiche.
Di recente proprio lei ha voluto firmare una legge che vieta l'esposizione del simbolo "Z", che significa vicinanza alla campagna russa, così come la “V” (simbolo analogo, ma meno noto) e il cosiddetto nastro di San Giorgio (una decorazione rossonera tipica dell'esercito russo).
Una mossa che si è attirata le ire dell'élite del Cremlino: «È meglio che faccia attenzione, se non vuole finire nella pattumiera della storia», ha postato su Telegram il senatore russo Alexei Pushkov che è una personalità molto influente a Mosca nel campo della politica estera.
La belligeranza di Sandu, 49 anni, verte su di una forte motivazione di politica interna in una nazione che non è ancora del tutto riuscita a lasciarsi alle spalle l'Unione Sovietica e che - fino a prima della sua elezione, avvenuta nel 2020 - era ancora molto legata a Mosca.
Nel programma elettorale del suo Partito di Azione e Solidarietà (PAS), oltre alla modernizzazione di tutto l'impianto statale moldavo c'è anche la lotta alla corruzione. Guardacaso, uno dei "pallini" condivisi con il dissidente russo - pluricondannato al carcere - Alexei Navalny.
E poi non dimentichiamo la costante pressione della Transnistria, dichiaratasi indipendente dopo un breve conflitto nel 1992, e che è ancora praticamente sovietica. Mezzo milione di abitanti, 1'500 soldati fedeli a Mosca, è il ponte perfetto verso l'occidente - e il cuore dell'Europa - per l'esercito di Putin.
Per arrivarci, però sarà prima necessario conquistare tutto il sud dell'Ucraina, compresa Odessa colpita proprio sabato da un bombardamento da parte dell'esercito russo.