L'uomo più ricco di Russia si è espresso riguardo alla guerra e al suo rapporto con Putin
«Non capisco perché abbia voluto invadere l'Ucraina, e credo sia un fatto negativo anche dal punto di vista del business»
LONATO DEL GARDA - Un oligarca russo dirige le operazioni, a sparare ci sono invece, fra gli altri, degli ucraini provenienti direttamente da Odessa. Succede a Lonato del Garda, dove sulle pedane del Tav Concaverde è in corso la Coppa del Mondo di tiro a volo.
A sovrintendere c'è Vladimir Lisin, secondo Forbes l'uomo più ricco di Russia, il re dell'acciaio che attualmente ha un patrimonio personale di 15,8 miliardi di dollari ed è anche il presidente della Issf, l'ente mondiale del tiro. Oltre ad essere, dicono, buon amico di Vladimir Putin, che a suo tempo, tramite il suo governo, ne avrebbe sponsorizzato la candidatura a n.1 della stessa federazione internazionale.
Ma lui, l'altra faccia degli oligarchi di Mosca, intervistato dall'agenzia italiana ANSA tiene a sottolineare di non aver subito sanzioni, per viaggiare utilizza un passaporto di Cipro («e ne ho anche un diplomatico di San Marino, ma non lo uso») e per entrare in Italia non ha avuto problemi. In più non ha alcuna intenzione di dimettersi dal suo ruolo nel mondo dello sport e, fra una serie e l'altra di tiri al piattello, dice la sua sulla guerra, le sanzioni, l'Ucraina e il bando alla Russia.
«Con Putin? Semplici conoscenti»
«Non capisco esattamente perché Putin abbia voluto invadere l'Ucraina, ha detto Lisin, «e dal punto di vista del business credo sia stato un fatto negativo. In ogni caso, io non sono un politico ma un uomo d'affari che è contro la guerra, le morti e le distruzioni».
Perché Putin ha invaso? «Non lo ha detto a Berlusconi che è suo amico, figuratevi se lo viene a dire a me». Sì perché i suoi rapporti con il leader russo non sono quelli di cui si dice. «Con Putin non siamo amici, ma semplici conoscenti - spiega Lisin -. E voglio precisare che io mi sono messo in affari prima che lui salisse al potere e da lui non ho ricevuto favori. Non ho goduto di alcun privilegio da parte sua».
Però Lisin viene accusato dai suoi detrattori di essere colui che fornisce alla Russia l'acciaio con cui poi vengono costruiti cannoni e carri armati. «Lo dicono in Ucraina? Non è vero, i miei affari non hanno nulla a che vedere con questo - commenta -. E poi non lavoro solo in Russia, ad esempio ho un ferriera anche qui a Verona e ciò che facciamo non viene certo usato per fare i carri armati». «Produciamo tante cose, ma non armamenti, venite a vedere».
«Oligarca? Sono solo una persona che ha saputo lavorare bene»
Poi, non chiamatelo oligarca: «Per alcuni oligarca vuol dire essere in connessione con il governo, per altri è sinonimo di corruzione - dice Lisin -, oppure uno ha tanti soldi e allora viene chiamato così. Io sono soltanto una persona che ha saputo lavorare bene. Anche qui in provincia di Brescia c'è tanta gente così, che è diventata ricca: allora chiamiamo anche loro oligarchi. Non usate questa parole solo per i russi».
Ma cosa pensa delle sanzioni, perché a lui non sono toccate? «Ho proprietà in varie parti, ad esempio qui, in Costa Azzurra, in Belgio e negli Usa: non è successo niente. Evidentemente non ho fatto nulla di male, altro non so».
Quindi non farà come Alisher Usmanov, anche lui uomo d'affari russo che si è autosospeso da presidente della federazione mondiale di scherma in seguito alle sanzioni Ue che lo hanno colpito. «Esatto - sottolinea Lisin - lui è stato sanzionato, io no, e quindi perché dovrei lasciare la presidenza della Issf? Solo cinque o sei federazioni nazionali hanno chiesto le mie dimissioni, e poi siamo in democrazia. A novembre ci sono le elezioni, io mi ricandido e se non mi vogliono è semplice: basterà che non mi votino».
Non ci sono gli atleti russi: «Meglio così»
Intanto rimane a Lonato, dove i suoi connazionali, che il tiro a volo lo praticano, non hanno potuto gareggiare. «Non potevo andare contro le indicazioni del Cio - spiega - e quindi qui non ci sono atleti russi. E credo sia stato meglio anche dal punto di vista della sicurezza. Qui c'è la nazionale dell'Ucraina, cosa sarebbe successo se avesse incrociato quelle di Russia e Bielorussia?».
Gli risponde Mykola Milchev, tiratore ucraino che vinse l'oro nello skeet all'Olimpiade di Sydney 2000 e che, a 54 anni, è ancora in pedana e in gara in questa Coppa. «È meglio che i russi non siano venuti - dice -, perché magari a qualcuno di loro sarebbe potuto venire in mente di gareggiare con una Z sulla divisa oppure di fare come quel ragazzo sul podio del kartodromo che sta proprio qui a Lonato (fece il saluto nazista ndr)».