I mammiferi marini sono addestrati allo scopo di sorvegliare le navi e tenere alla larga subacquei nemici
SEBASTOPOLI - Scovare mine e scacciare nemici. La Russia ha messo in campo due delfini militari. Secondo lo United States Naval Institute (Usni) si trovano nel Mar Nero, davanti al porto di Sebastopoli, dove si presuppone veglino sulle navi attraccate.
La base navale di Sebastopoli si trova fuori dalla portata dei missili ucraini, ma resta vulnerabile al sabotaggio sottomarino. Non ha quindi sorpreso gli esperti il dispiegamento da parte dell'esercito russo di delfini addestrati a scopo militare. Come riferito dall'organizzazione no profit Usni in un comunicato «la Marina ha posizionato due recinti per delfini all'ingresso del porto».
L'organizzazione ha potuto stabilire grazie all'analisi delle immagini satellitari che «i recinti sono stati posizionati a febbraio, nei giorni in cui è iniziata l'invasione in Ucraina. I delfini potrebbero essere incaricati di operazioni contro i subacquei, un ruolo tradizionale per cui sia gli Stati Uniti che la Russia hanno addestrato negli anni questi animali acquatici».
È da più di 60 anni infatti che svariati eserciti, tra cui anche Israele, studiano e impiegano a scopo militare mammiferi marini, come le foche e i beluga. Vengono soprattutto utilizzati per indicare agli artificieri militari dove si trovano le mine o a recuperare oggetti persi in mare. Un altro impiego a cui sono stati addestrati è il soccorso di persone in mare. Circolano anche voci secondo cui alcuni eserciti insegnino a dei cetacei a uccidere, ma questo tipo di affermazione è sempre stata smentita.
La storia dei delfini addestrati nell'est Europa è segnata dagli svolgimenti bellici avvenuti dal 1991 a questa parte. «Durante la Guerra Fredda la Marina sovietica sviluppò diversi programmi sui mammiferi marini, incluso l'addestramento dei delfini nel Mar Nero. L'unità aveva sede a Kazachya Bukhta vicino a Sebastopoli, dove si trova ancora oggi». Con il crollo dell'Unione sovietica, l'unità è passata all'esercito ucraino, che è riuscito a malapena a portare avanti il programma. Nel 2014, con l'annessione della Crimea, l'unità è tornata nelle mani dell'esercito russo che ha ampliato il programma e riportato il servizio operativo.