Iniziano i primi voli per il progetto del Governo di Londra di «spostare» in Africa i richiedenti l'asilo
Una strategia che non piace affatto a numerose associazioni di tutela dei diritti umani, e nemmeno all'ONU
LONDRA - Niente stop ai primi voli del contestato piano concordato dal governo di Boris Johnson con quello del Ruanda per il trasferimento nel Paese africano di una parte d'immigrati illegali sbarcati nel Regno Unito in attesa delle decisioni britanniche sull'iter delle loro richieste di asilo.
Lo ha confermato la corte d'appello, ribadendo oggi l'ok alle partenze in calendario a partire da domani già dato in primo grado e rigettando l'ultimo ricorso presentato in extremis da organizzazioni di tutela dei diritti umani col sostegno dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr).
«Rischiano danni irreparabili»
I legali dei ricorrenti, fra cui l'associazione pro migranti Care4Calais, avevano chiesto alla giustizia britannica di sospendere cautelativamente le operazioni di partenza, fino al giudizio di merito previsto per fine luglio sulla presunta illegalità del progetto governativo: evocando in caso contrari il rischio di danni «irreparabili» ai diritti delle persone «deportate» frattanto nel Paese africano. Ma i tre giudici d'appello Rabinder Singh, Ingrid Simler e Jeremy Stuart-Smith hanno avallato il dispositivo con cui venerdì un loro collega di primo grado, Jonathan Swift, aveva rigettato la sospensiva, definendone «ragionevoli» le argomentazioni giuridiche e osservando quindi di non poter «interferire sulle sue decisioni».
Il verdetto ha suscitato delusione fra gli attivisti, ma non cancella l'iter dell'azione legale intentata contro il contenuto del piano Ruanda in sé; né le critiche pesanti rivolte al governo Johnson per questa iniziativa non solo da parte delle opposizioni politiche o da varie ong, ma anche dai vertici Onu dell'Unhcr e persino dal principe Carlo, erede al trono britannico, stando a quanto egli avrebbe detto in conversazioni private attribuitegli giorni fa dal Times.
Johnson: «La via giusta»
Il progetto - la cui esecuzione è affidata alla ministra dell'Interno, Priti Patel, super falco della compagine Tory - è stato in ogni caso difeso oggi sia alla Camera dei Comuni dai banchi del governo, sia dal premier in persona in un'intervista radiofonica. Anche se il primo volo di domani è stato ridotto a un contingente iniziale di 11 "clandestini" richiedenti asilo, tutti uomini, alcuni dei quali provenienti da Paesi considerati a rischio come Iran o Siria.
Johnson ha evitato qualunque polemica con il principe Carlo - verso le cui prese di posizione a tutela dell'ambiente o dei diritti umani ha anzi rinnovato per bocca di un portavoce di Downing Street tutta la sua «ammirazione» - ma ha insistito nel giustificare la scelta d'inviare parte dei migranti in attesa di risposta in Ruanda come «la via giusta» per cercare di scoraggiare il traffico dei clandestini via Francia attraverso la Manica nell'ambito della promessa stretta dei controlli post Brexit ai confini dell'isola; non senza ribadire di considerarla alla stregua di un'iniziativa legale, temporanea e garantita in termini di rispetto dei diritti fondamentali di coloro che verranno trasferiti in Africa (a migliaia di chilometri di distanza) in attesa che Londra decida fra concessione dell'asilo e rimpatrio.
La denuncia dell'ONU
L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi ha condannato fermamente il piano del governo britannico di inviare in Ruanda i migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito. «Questo accordo non funziona affatto per tanti motivi diversi», ha denunciato Grandi nel corso di una conferenza stampa a Ginevra.