Il ribaltamento della sentenza Roe vs Wade ha unito tutte le minoranze, che sono pronte alla lotta
NEW YORK - Un'unica grande voce ha invaso le strade di New York: la rivendicazione del diritto delle donne all’aborto insieme a quello, sempre minacciato, che riguarda l’uguaglianza della comunità Lgtbq+. Dopo i giorni di protesta in tutte le città d’America, seguite alla decisione della Corte Suprema di ribaltare la sentenza “Roe vs Wade” del 1973, che garantiva il diritto federale all’aborto, da domenica a New York le manifestazioni si sono trasformate in una grande festa, quella del Gay Pride.
Le rivendicazioni avevano però lo stesso tono di allarme. «La decisione della Corte ci riporta indietro di molti, moltissimi anni. Le conseguenze saranno devastanti non soltanto per i diritti delle donne e per la loro salute, ma più in generale anche per il mondo Lgtbq+ che ora si sente minacciato. Speravamo nel progresso e invece ora retrocediamo», ci dice Katrina, al Pride insieme agli amici. La incontriamo a Washington Square Park, l’iconico parco del West Village, il centro di raduno per tutte le proteste.
L’energia della parata non è molto diversa da quella degli anni scorsi: sono migliaia le persone di ogni età che si sono riversate sulle strade della città. Bandiere arcobaleno, costumi coloratissimi, magliette con gli slogan più originali, parrucche, fischietti, hanno colorato la città, come sempre. Nel profondo però, tanta tensione e preoccupazione per la piega che gli Stati Uniti stanno prendendo. «Tutti i diritti civili sono messi potenzialmente in discussione. Anche il traguardo dei matrimoni gay ora è a rischio a causa del pensiero di nove giudici, che non rappresentano assolutamente il pensiero del Paese», ci dice un altro ragazzo, ricci biondissimi e trucco eccentrico. «Nessun uomo dovrebbe mai prendere decisioni che riguardano il corpo di una donna o di un trans. Che diritto hanno?», sbotta un’altra giovanissima, anche lei con gli amici a Washington Square Park.
Si dice spesso che il problema delle minoranze sia la lotta disgiunta. Oggi, invece in America, donne, gay, afroamericani sono pronti a rispondere uniti, manifestazione dopo manifestazione, a ogni ingerenza della politica americana nei loro diritti, già acquisiti in anni di lotta.