Le operazioni di sminamento delle acque ucraine sul Mar Nero saranno molto lunghe a causa del numero degli esplosivi.
L'arrivo della bella stagione e l'innalzamento delle temperature stanno spingendo molti ucraini a rischiare un bagno che potrebbe avere conseguenze letali.
ODESSA - Le mine antiuomo inesplose hanno da sempre rappresentato uno degli effetti collaterali più pericolosi delle guerre per la popolazione civile. Anni dopo la fine del conflitto questi ordigni rimasti sepolti e ormai dimenticati da tutti, riappaiono improvvisamente per colpire nuove vittime innocenti. La violenza che ha investito l'Ucraina dopo l’invasione russa non ha risparmiato il paese da quest’orribile pratica di guerra. In particolare, i due eserciti hanno concentrato gli sforzi militari per disseminare le acque del mar Nero, al largo delle coste di Odessa, di mine antiuomo marine. Lo scorso 11 giugno, un uomo di 50 anni ha perso la vita mentre stava facendo un bagno in una spiaggia della città portuale ucraina. La mina è esplosa uccidendo il bagnante all’istante, mentre a riva i familiari guardavano inorriditi e increduli la scena.
Mine nuove e vecchie - Il Mar Nero è infestato da centinaia di mine sganciate da entrambe le parti nella guerra della Russia contro l'Ucraina. Questi dispositivi inesplosi rappresentano una seria minaccia oltre che per i bagnanti e anche per la riapertura delle rotte di spedizione del grano, attualmente bloccate dal blocco marittimo di Mosca.
«È davvero un grosso problema», ha affermato Vladlen Tobak, ex istruttore subacqueo della marina ucraina e fondatore di una scuola d'immersione a Odessa. «Queste mine si aggiungono ai molti ordigni inesplosi ancora dalla seconda guerra mondiale, che continuiamo a trovare periodicamente. La nostra preoccupazione principale è che non si conosce il numero esatto delle mine sganciate durante il blocco navale. Ci vorrà molto tempo per ripulire le acque».
Le responsabilità - Kiev e Mosca si incolpano a vicenda per aver disseminato il Mar Nero di mine antiuomo. I dettagli delle operazioni militari restano nell’ombra, ma Sergey Bratchuk, portavoce dell'amministrazione militare regionale di Odessa, afferma che sono state sganciate tra le 400 e le 600 mine nella zona marittima ucraina.
A marzo, il ministero della Difesa russo e l'agenzia per la sicurezza statale, hanno messo in guardia contro le «mine ucraine galleggianti al largo della costa di Odessa». Secondo quanto riferito dalle autorità molti ordigni si sono spostati dopo una tempesta.
Il funzionamento - Le mine marine sono progettate per esplodere quando lo scafo di una nave viene a contatto con il dispositivo. Questi ordigni sono ancorati a un cavo d'acciaio che li tiene nascosti sotto il livello dell'acqua. Tuttavia, durante le tempeste le mine possono spostarsi per lunghe distanze a causa delle correnti.
Il diritto internazionale - Le mine marine non sono vietate dagli accordi internazionali, a differenza delle mine terrestri. Il diritto internazionale limita però l’utilizzo attraverso specifici regolamenti. Per esempio, uno Stato ha il diritto d'istallare gli ordigni nelle sue acque per difendere le coste da attacchi esterni. La Convenzione dell'Aia vieta però l'uso di mine in acque internazionali.
A giugno, l'Ucraina ha ammesso pubblicamente di aver installato mine marine avvalendosi del diritto all'autodifesa, come previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Il governo ha contemporaneamente vietato la balneazione costiera. Ma con l’arrivo della bella stagione e l’aumento delle temperature molte persone hanno iniziato a ignorare le restrizioni mettendo in pericolo la loro vita.
Roman Kostenko, membro del parlamento ucraino e comandante delle forze speciali, ha confermato al quotidiano britannico The Guardian: «Abbiamo minato la costa e alcune aree più vicine alla riva per impedire un'invasione russa dal mare. Tuttavia, non siamo a conoscenza della posizione esatta delle mine russe».
Minaccia anche per altri paesi - La presenza di mine marine rappresenta una seria minaccia anche per altri paesi che si affacciano sul Mar Nero. Funzionari bulgari hanno avvertito i cittadini che vivono vicino alla costa di fare particolare attenzione. La Romania ha già invece avviato i lavori per disinnescare i dispositivi trovati nelle sue acque. Per quanto riguarda la Turchia, almeno due mine sembrano essere andate alla deriva verso la sua costa, spingendo Ankara a discutere la questione con Mosca e Kiev. Con il mutare delle maree e delle tempeste, il guasto dei dispositivi ancorati complica i tentativi di sminamento. Gli esperti concordano sul fatto che potrebbero volerci anni per sminare il Mar Nero.