Un rapporto investigativo di 80 pagine mette a nudo la disastrosa risposta all'assalto da parte delle forze dell'ordine.
Particolarmente criticato è stato l'intervento degli agenti federali e degli statali, che erano la stragrande maggioranza dei 376 poliziotti presenti. Ma colpe per la strage le hanno anche la scuola, la famiglia del killer e le piattaforme social.
UVALDE - Furono 376 gli agenti accorsi per la sparatoria nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, ma «fallimenti sistematici» e una «eclatante cattiva capacità decisionale» crearono una scena caotica che durò 77 minuti prima che il killer fosse affrontato e ucciso. Nella strage avvenuta lo scorso 24 maggio - ricordiamo - rimasero uccise 21 persone, di cui 19 bambini.
È quanto emerge da un rapporto investigativo diffuso oggi. Nel mirino non solo le autorità locali ma anche le forze dell'ordine federali e statali, la stragrande maggioranza di quelle presenti. Lo riferiscono i media Usa.
Il rapporto di quasi 80 pagine, finora il più accurato resoconto della disastrosa risposta all'assalto, è stato messo a punto da una commissione investigativa creata dalla Camera del parlamento texano ed è stato consegnato oggi alle famiglie delle vittime, che da tempo chiedono conto delle responsabilità per la lunghissima inazione degli agenti mentre il killer continuava a uccidere in modo implacabile.
Frutto dell'interrogatorio di oltre 40 persone, tra cui testimoni e agenti sulla scena della sparatoria, il rapporto è il primo a criticare non solo le autorità locali ma anche le forze dell'ordine federali e statali, la stragrande maggioranza dei 376 poliziotti presenti: un vero e proprio esercito. Di questo massiccio dispiegamento di forze, quasi 149 erano agenti della polizia di frontiera e 19 del ministero dell'interno, mentre 91 erano poliziotti statali.
«È una presa in giro, sono una barzelletta, non hanno diritto di portare il distintivo», ha commentato Vincent Salazar, nonno della undicenne Layla, una delle vittime. A sbagliare però sono stati tutti: la scuola, che non rispettava le regole sulla sicurezza delle porte di accesso, la famiglia del killer, che ha ignorato i campanelli d'allarme e poi ha cercato di giustificare la mattanza, e le piattaforme social, su cui l'autore della carneficina aveva anticipato il suo piano.
A immortalare l'inazione delle forze di polizia il video delle telecamere di sorveglianza, che mostrano l'esitante, goffa e confusa risposta di tutti gli agenti intervenuti, sin dai primi e cruciali minuti, quelli in cui dovevano intervenire anche a rischio della propria vita per tentare di salvare quella dei bambini. In tutto 77 eterni minuti che la Cnn ha mandato in onda silenziando le strazianti grida dei bambini e commentandoli con esperti. Una scelta controversa all'insegna dell'audience, ma sottovalutando - secondo i detrattori - il violento impatto emotivo sui telespettatori e il rischio di emulazione in un Paese dove ci sono più armi che abitanti.