Von der Leyen ha presentato oggi il pacchetto "Salviamo l'inverno": «Di fatto siamo in guerra con Mosca per il gas».
BRUXELLES - «Sul gas la Russia ci ricatta, saremo preparati». Poche parole, scandite da Ursula von der Leyen, per descrivere il senso del pacchetto 'Salviamo l'inverno", presentato dalla Commissione: l'Europa, di fatto, entra nella guerra del gas con Mosca. Una guerra in vista della quale chiede un sacrificio a tutti.
Il piano varato da Palazzo Berlaymont prevede un taglio del 15% al consumo di gas da parte degli Stati membri entro il 31 marzo del 2023. Il taglio è volontario ma, nel caso in cui l'Ue entri in una fase di "allerta", diventa obbligatorio.
Sarà la Commissione, su richiesta di almeno tre Paesi membri, a chiamare l'allerta generale. E sarà ancora Bruxelles a monitorare i compiti a casa sulla riduzione della domanda di gas.
Il pacchetto varato si compone di più capitoli e prevede, oltre alla riduzione dei consumi, anche un meccanismo di solidarietà da implementare al più presto attraverso accordi bilaterali tra i Paesi membri.
Nel testo sono indicati i settori industriali che andrebbero tutelati e si chiede ai governi europei di mettere in campo campagne di sensibilizzazione per ridurre il riscaldamento e il raffreddamento nelle proprie case. Nessun obbligo è previsto per le famiglie dell'Ue ma il piano invita gli esecutivi a rendere vincolante il risparmio su condizionatori e termostati in uffici e locali pubblici.
Tra le raccomandazioni ne emerge una sulla quale le associazioni ambientaliste sono già pronte alla trincea: quella di reintrodurre temporaneamente carbone e diesel nel mix energetico nazionale per sostituire il gas.
Il cuore del testo resta quel 15% chiesto a tutti. La percentuale è uguale per tutti, ma non il taglio in termini assoluti, che si basa sulla media dei consumi degli ultimi cinque anni. Non tutti i Paesi, tra l'altro, partono dallo stesso livello.
«La Finlandia ha tagliato già oltre e quindi non devono fare altro», è l'esempio fornito dalla von der Leyen. L'Italia è tra i Paesi che hanno lavorato sul risparmio del gas già in passato: traducendo la riduzione in termini assoluti in percentuali, secondo le primissime stime, il taglio dovrebbe essere dell'11% circa.
Il piano è una proposta di regolamento del Consiglio ex articolo 122 del Trattato. Per approvarlo non serve il via libera dell'Eurocamera, ma quello a maggioranza qualificata (55% dei Paesi membri più il 65% della popolazione europea) del Consiglio Ue.
Il testo sarà sul tavolo di ben tre riunioni degli ambasciatori dei 27, prima del Consiglio Affari Energia di martedì prossimo. E l'intesa, nonostante non sia necessaria l'unanimità, non è scontatissima.
La Spagna si è già detta contraria. Gli industriali europei hanno parlato di «effetti disastrosi» sul mercato. E la Conferenza Ue dei sindacati ha chiesto, parallelamente, l'attivazione del fondo Sure. Eppure, per Bruxelles non c'è altra strada: «Senza il piano e con lo stop totale del gas russo l'impatto sul Pil arriverebbe all'1,5%», è l'avvertimento.
Il piano è arrivato alla vigilia di quel 21 luglio che, stando ai contratti in essere, dovrebbe segnare la ripresa dei flussi dal Nord Stream 1. Gascade, il gestore tedesco dei due punti di arrivo del gasdotto, ha comunicato che il flusso dovrebbe ripartire, ma al 30%, cioè a un livello ancora inferiore a quello precedente alla manutenzione programmata.
Michele Esposito, ANSA