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ITALIA / SVIZZERAElena è morta in Svizzera, Cappato si autodenuncia

03.08.22 - 15:31
L'attivista italiano ha accompagnato la 69enne, malata terminale, nel nostro Paese per ottenere il suicidio assistito.
Imago
Marco Cappato.
Marco Cappato.
Elena è morta in Svizzera, Cappato si autodenuncia
L'attivista italiano ha accompagnato la 69enne, malata terminale, nel nostro Paese per ottenere il suicidio assistito.
«Come cinque anni fa, nel caso di DJ Fabo», Cappato si è presentato questa mattina nella stessa caserma dei Carabinieri. In caso di un procedimento rischierebbe fino a 12 anni. Ma si è detto pronto anche al carcere.

MILANO - La trasferta in Svizzera - per accompagnare Elena, malata terminale di tumore, nel suo ultimo viaggio - e poi l'autodenuncia dai Carabinieri. «Come cinque anni fa, nel caso di DJ Fabo», Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, si è oggi presentato in quella stessa caserma.

Ad annunciarlo è stato lui stesso, in un tweet pubblicato nel primo pomeriggio. «Mi sono appena autodenunciato per l'aiuto fornito a Elena. La discriminazione violenta contro le persone malate non è stata superata nelle aule parlamentari. Spero possa accadere in quelle di tribunale». Queste le parole che Cappato ha affidato ai social, mentre quelle pronunciate all'uscita della caserma - cariche di consapevolezza per la battaglia che lo attende, e di quelle future - sono state raccolte dal Corriere della Sera.

«Di fronte alla richiesta di Elena, potevamo girarci dall’altra parte o darle l’aiuto che cercava, alla luce del sole e assumendoci totalmente la responsabilità di questo». E così è stato. Elena, residente a Spinea, in provincia di Venezia, aveva 69 anni ed era affetta da un microcitoma polmonare.

Le poche speranze di poter sopravvivere si sono esaurite dopo un primo ciclo di cure. Una diagnosi spietata, quella dei medici, che le lasciava solamente pochi mesi da vivere. «Ho deciso di terminare la mia vita prima che fosse stata la malattia, in maniera più dolorosa, a farlo», ha raccontato nel suo ultimo messaggio in video, in cui ha spiegato di aver preso la decisione dopo averne parlato «con la mia famiglia» ricevendo da loro, figlia e marito, «comprensione e sostegno».

Ed è stato proprio per salvaguardare loro che Elena si è rivolta a Cappato. «Non volevo che i miei cari accompagnandomi potessero avere delle ripercussioni legali per una decisione che è sempre stata solo mia». L'ultimo gesto, affettuoso, di una mamma e di una moglie, prima del più difficile dei saluti. Poi la partenza da Spinea. L'arrivo in Svizzera lunedì e, ieri, l'ultimo viaggio. «Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola».

Per aver accompagnato Elena in Svizzera, Marco Cappato - se la Procura deciderà di aprire un procedimento giudiziario nei suoi confronti - potrebbe rischiare fino a 12 anni di carcere. Ma il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, pur auspicando che l'epilogo sia speculare a quello del 2017, si è detto pronto ad affrontare anche quel tipo di scenario. «Penso e spero che, così come la disobbedienza civile per DJ Fabo ha aperto una strada che riguarda già oggi potenzialmente migliaia di persone in quella condizione, dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, lo stesso accada per l’aiuto al suicidio di Elena».

E sul futuro è stato chiarissimo anche con i carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia: «Ho spiegato che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro».

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