Non riguarda più solo il sesso, bensì il modo di vivere la propria identità di genere. Ecco chi ha fatto coming out.
LONDRA - Né lui, né lei. Ma “loro”. Il cambiamento è in atto. La società lo richiede, anzi lo pretende. A gran voce. Una rivendicazione sociale che va più veloce di qualsiasi battaglia per il riconoscimento dei diritti. Da una parte le ultime manifestazioni Pride in tutto il mondo. Dall’altra la rivendicazione di una sessualità non più confinata in etichette predefinite che vanno non solo al di là della distinzione uomo, donna, ma anche quelle di bisessuale, omosessuale o transessuale. Che non sembrano più essere sufficienti ad abbracciare un modo di vivere e di intendere la sessualità che si è fatto via via più complesso e sicuramente meno inquadrabile.
Non è solo questione di sesso - In due parole: gender fluid. Persone che sfuggono al codice binario uomo/donna e si identificano di volta in volta in un sesso o nell'altro. Il gender fluid più che avere a oggetto i gusti sessuali, riguarda il modo di sentirsi e di vivere la propria identità di genere e quindi di sfuggire all'essere identificati in un determinato sesso. Mentre una persona transessuale non sta bene nel proprio corpo e non si identifica in esso e quindi vuole cambiare identità sessuale, il gender fluid sta bene nel proprio corpo, ma si sente in base alle circostanze, agli eventi, al tempo e luogo, maschio o femmina. Una persona gender fluid può avere più di un genere (bigender), nessun genere (agender) o un singolo genere, passando da un genere all’altro in modo fluido, e allo stesso tempo può essere etero, gay, lesbica o avere un altro orientamento sessuale.
Quelli che...sono fluid - Ed ecco che anche l’outing si è adeguato. Nel mondo dello spettacolo sono tantissimi i personaggi gender fluid famosi che hanno deciso fare coming out e raccontare se stessi al mondo. Tra i tanti artisti ricordiamo Ezra Furman, Ruby Rose, Jaden Smith, ma anche Miley Cyrus, Asia Kate Dillon, Cara Delevigne e Demi Lovato, cantante pop, ex volto di Disney Channel, che in un'intervista ha dichiarato che in riferimento alla sua persona preferisce usare il pronome "loro" proprio a sottolineare tale sua pluralità di genere. Tra le ultime star troviamo Victoria De Angelis, piccola grande donna dei Maneskin, contro le etichette e gender fluid da sempre, da quando a 6 anni portava i capelli cortissimi e rifiutava le cose da bambina. Recentemente Jennifer Lopez sul palco del Los Angeles Blue Diamond Gala ha presentato sua figlia Emme Maribel Muniz, 14 anni, usando i pronomi neutri «them/they», né maschio né femmina. Insomma, come ha dichiarato l’attrice franco-americana Lily-Rose Depp: «Se ti piace una cosa un giorno bene. E se il giorno dopo ti piace qualcos’altro, va benissimo. Non devi etichettarti, perché le preferenze non sono scolpite nella pietra, sono fluide».
Anche la lingua è fluid - Con la caduta delle etichette, diventa tutto fluido. Anche la lingua. Nasce l’esigenza di sfuggire all’identificazione di genere tipica del linguaggio finora conosciuto e appreso. Come è noto le lingue sono vive proprio perché cambiano e si evolvono. E la sensibilità è cambiata. Quello che prima era neutro, oggi è considerato razzista o sessista. È quello che succede su questo fronte con il ricorso al pronome generico e privo di sesso “loro” che viene utilizzato in questi casi. Quindi They/Them, un generico pronome plurale per definire persone che in un dato momento della propria esistenza non vuole identificarsi in un genere. È solo una questione di abitudine come durante tutti i cambiamenti sociali che si ripercuotono nella vita quotidiana. Perché alla fine la sessualità, e con essa la lingua, la moda e quant’altro, sono diventate fluide o forse lo sono sempre state.
Primato "fluid" al Canada. Svizzera 14esima
Svizzera fuori dalla top ten anche se messa molto meglio dell’Italia. Nessuno come Canada, Portogallo e Spagna. Questa la fotografia offerta da Spartacus, l’indice che dal 2012 classifica i paesi più aperti verso le persone della comunità LGBT+.
Secondo le 17 categorie prese in esame, che vanno dai diritti, ai matrimoni gay financo all’eventuale rischio di pena di morte per gli omosessuali, il Canada è il paese più "gay friendly" al mondo con ben 25 eventi pride all’anno e leggi contro gli omosessuali abolite già negli anni ’70. Podio per la penisola iberica: il Portogallo che ha legalizzato l'omosessualità nel 1982 e ha introdotto, tra il 2003 e il 2013, numerose leggi contro la discriminazione; la Spagna che ha legalizzato l'omosessualità nel 1979 e ha approvato una serie completa di leggi contro la discriminazione nel 1995. Svizzera 14sima messa meglio di Francia, Stati Uniti e Italia solo 51sima. Fanalino di coda i paesi arabi, la Somalia e ultima la Cecenia.