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Corea del Sud sotto shock per l'omicidio di una donna vittima di stalking

COREA DEL SUDCorea del Sud sotto shock per l'omicidio di una donna vittima di stalking

23.09.22 - 10:40
A pochi giorni dalla sentenza che avrebbe condannato l'uomo, la 28enne è stata accoltellata sul suo posto di lavoro.
AFP
Un uomo si inginocchia in segno di rispetto nel luogo della vicenda.
Un uomo si inginocchia in segno di rispetto nel luogo della vicenda.
Corea del Sud sotto shock per l'omicidio di una donna vittima di stalking
A pochi giorni dalla sentenza che avrebbe condannato l'uomo, la 28enne è stata accoltellata sul suo posto di lavoro.

SEUL - La morte di una donna, per mano dell'uomo che è stato il suo stalker per anni, ha infiammato l'opinione pubblica coreana. Le donne ora, scrive il Guardian, chiedono a gran voce alle autorità, una legge che le tuteli maggiormente da situazioni pericolose. 

La vittima è stata uccisa nel bagno della stazione della metropolitana dove lavorava all'inizio di questo mese, il giorno prima che il suo presunto aggressore, il 31enne Jeon Joo-hwan, fosse condannato per stalking. La vicenda ha scioccato la Corea.

La 28enne, di cui non si conosce ancora il nome, è stata accoltellata più volte dall'uomo dopo aver terminato il suo turno serale alla stazione di Sindang, nel centro di Seoul. La donna è riuscita a dare l'allarme e i suoi colleghi si sono precipitati per soccorrerla riuscendo a sopraffare l'uomo. Purtroppo la donna è morta più tardi in ospedale a causa delle ferite riportate. 

I media sudcoreani sostengono che Jeon abbia iniziato a molestare la donna dopo aver iniziato a lavorare per la Metro di Seoul nel 2019. L'uomo l’ha chiamata centinaia di volte per implorarla di uscire e ha minacciato di farle del male se avesse rifiutato. Dopo che la vittima ha denunciato il suo molestatore lo scorso ottobre, è stato licenziato e arrestato, ma rilasciato su cauzione. Come molti altri sospettati di stalking, non è stato sottoposto a un’ordinanza restrittiva.

L'opinione pubblica accusa le autorità
«Riconosciamo la gravità e la crudeltà del crimine», ha affermato l’agenzia Yonhap in un comunicato di polizia ed esperti. L'uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio e la sentenza sulle accuse di stalking è stata rimandata al 29 settembre. La morte della donna ha scatenato la rabbia e le accuse della società, secondo cui, le autorità sudcoreane non prendono sul serio la violenza contro le donne.

Il ministro per l’uguaglianza di genere e la famiglia, Kim Hyun-sook, è stata pesantemente criticata dopo aver affermato di non credere che l’omicidio della vittima fosse un crimine dettato dall’odio di genere. Durante una visita alla stazione di Sindang, Kim ha detto ai giornalisti che non pensava che la misoginia fosse stato un fattore determinante nell'omicidio. «Non sono d’accordo che questo caso debba essere inquadrato come uomini contro donne», ha detto. Gli attivisti per i diritti delle donne hanno sottolineato che quasi l’80% delle vittime di stalking in Corea del Sud sono donne.

L'intervento di Kim all’assemblea nazionale questa settimana, non ha fatto altro che alimentare le critiche. La donna ha infatti suggerito che il delitto avrebbe potuto essere evitato se la vittima avesse chiesto consiglio a una linea telefonica del ministero e avesse adottato altre misure preventive. La legge anti-stalking che prevede una pena massima di tre anni di reclusione, approvata lo scorso ottobre, è ritenuta inefficace dalle sud-coreane, in quanto consente alla polizia d'intervenire solo con il consenso della persona perseguita. Questa scappatoia, secondo i critici, dà allo stalker la possibilità di fare pressione sulle loro vittime per far cadere la loro denuncia.

Tanti fermi ma pochi arresti
Dall’entrata in vigore della legge, la polizia ha effettuato 7'152 fermi per stalking, ma solo il 5% dei sospetti è stato arrestato. Il Ministero della Giustizia sta considerando la possibilità di abolire il requisito del consenso, ma gli scettici hanno sottolineato che una misura simile è rimasta bloccata nell’Assemblea Nazionale per più di un anno, anche a causa della resistenza del Ministero della Giustizia, che sosteneva l'efficacia della nuova norma anti-molestie.

Prima dell’introduzione di questa modifica legislativa, secondo il Korea Herald, lo stalking era considerato un reato minore in Corea del Sud punibile solo con un'esigua multa. Ma ora aumentano le pressioni sul presidente, Yoon Suk-yeol, per rafforzare la legge, nonostante le prove che lo stalking precede spesso crimini più gravi. Un recente rapporto dell’Università di Polizia Nazionale Coreana ha rilevato che quasi quattro omicidi su dieci di partner stretti sono stati preceduti da episodi di stalking.

L'omicidio della donna ha contribuito a evidenziare la continua lotta della Corea del Sud contro la criminalità di genere. Il Paese è stato all’avanguardia del movimento #MeToo in Asia, anche in risposta a un’epidemia di molka – filmati lesivi dell'immagine girati con telecamere spia che quasi sempre prendono di mira le donne – e alla rabbia per l’incapacità delle autorità di punire i responsabili.

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