La società incriminata, Oreva, era responsabile della manutenzione della struttura. Nove persone sono sotto accusa.
NEW DELHI - Due studi associati di avvocati del Gujarat, la Morbi Bar Association e la Rajkot Bar Association si rifiutano di assumere la difesa dei nove arrestati per la tragedia del ponte sospeso, che domenica sera ha causato la morte di 135 persone, secondo i dati ufficiali, uno degli incidenti più gravi nella storia recente dell'India.
Gli arrestati appartengono tutti alla società Oreva, che aveva la gestione del ponte e che aveva appena terminato la revisione della struttura, con lavori costati 20 milioni di rupie, 242 mila euro: oltre a due top manager del gruppo sono accusati di omicidio colposo i vigilantes, il bigliettaio in servizio quel pomeriggio, e operai della società che ha effettuato i lavori in subappalto.
Secondo le prime verifiche, la Oreva, che aveva riaperto il ponte cinque giorni prima della tragedia, non aveva sostituito i cavi, e, nel rafforzare la passerella, la aveva resa più pesante.
Il ponte, sospeso sul fiume Machchu a 15 metri di altezza, e lungo 230 metri, era stato fatto costruire 137 anni fa dal Maharaja Waghji Tahore, ed era una delle attrazioni turistiche più frequentate della zona.
Prima dei lavori che avrebbero dovuto consolidarlo, il numero di persone ammesse contemporaneamente non aveva mai superato le 40: secondo le stime ufficiali, al momento del crollo sulla passerella si trovavano almeno 350 persone, ma vari testimoni parlano di quasi 500.