Secondo uno studio britannico il contagio della malattia avviene ancora prima della manifestazione dei sintomi.
ROMA - Una persona che ha contratto il vaiolo delle scimmie potrebbe trasmetterlo a sua volta prima ancora che manifesti i sintomi della malattia. È l'ipotesi che arriva da uno studio coordinato dalla UK Health Security Agency e pubblicato sul British Medical Journal.
La ricerca ha preso in considerazione l'andamento dell'epidemia in Gran Bretagna, focalizzando l'attenzione su 2.746 persone che hanno contratto l'infezione tra maggio e agosto.
I ricercatori hanno analizzato i questionari compilati dai pazienti e i dati relativi al tracciamento dei contatti, scoprendo che, almeno per una parte dei pazienti, il tempo intercorso tra la comparsa dei sintomi tra due successivi anelli della catena di trasmissione (il cosiddetto intervallo seriale) era inferiore al tempo di incubazione della malattia. In sostanza, in una parte dei casi, il virus è passato da una persona all'altra prima della comparsa dei sintomi.
Nel dettaglio il tempo di incubazione medio è risultato essere 7,6 giorni (o 7,8 in un modello di calcolo alternativo) mentre l'intervallo seriale medio 8 giorni (o 9,5). Sulla base di questi risultati, secondo i ricercatori, il periodo di isolamento per ridurre al minimo le probabilità di trasmissione dell'infezione dovrebbe essere tra i 16 e i 23 giorni.
«Le prove a supporto della trasmissione pre-sintomatica non sono definitive», avverte un editoriale pubblicato a corredo dello studio. Tuttavia, «la scoperta è supportata da altri studi e la trasmissione pre-sintomatica potrebbe avere implicazioni per il controllo delle infezioni a livello globale», si legge.
Per esempio, affermano gli autori dell'editoriale, potrebbe non essere sufficiente la cosiddetta vaccinazione 'ad anello' offerta ai contatti di una persona positiva, ma per contrastare l'infezione potrebbe rendersi necessario un approccio più aggressivo che offra la vaccinazione a tutte le persone ad alto rischio.