L’analisi della pastora battista Katey Zeh: «La spiritualità non sta scomparendo, ma sta evolvendo»
RALEIGH - «Confidiamo in Dio», dice ogni singolo dollaro che circola negli Stati Uniti. Eppure tra poco meno di cinquant’anni questo attestato di fede confessato sin dalla fondazione della nazione, potrebbe non essere più così granitico. Secondo l’istituto statistico Pew Research Center, entro il 2070 i cristiani non costituiranno più la maggioranza della popolazione.
50 anni fa a professarsi cristiano era circa il 90% degli statunitensi. Nel 2020 la percentuale era scesa intorno al 64%. Due anni fa le persone non legate a una religione particolare rappresentavano il 30%, mentre le altre fedi – tra cui i maggiori gruppi come ebrei, musulmani, induisti e buddisti – si fermavano al 6%. Secondo le previsioni degli esperti dell’istituto statistico, se la tendenza dovesse confermarsi e se il declino dovesse mantenere la velocità attuale, nel 2070 i cristiani potrebbero rappresentare tra il 35% e il 46% della popolazione.
«Come ministro seguo da tempo il declino dell'affiliazione cristiana. Credo che abbia molto a che fare con il modo in cui stiamo valutando molte delle nostre istituzioni pubbliche, comprese le comunità religiose», ci dice la pastora battista Katey Zeh. La reverenda, di base ad Apex, in Carolina del Nord, è a capo della Religious Coalition for Reproductive Choice.
Il calo è iniziato negli anni Novanta. Abbandonate le fila del cristianesimo (protestante come cattolico), un numero sempre più sostanzioso di americani ha iniziato a definirsi agnostico. Le analisi del Pew Research Center, però, non affrontano le motivazioni di questo raffreddamento religioso.
Secondo alcuni esperti la stabilità economica potrebbe determinare un graduale allontanamento dalla fede: più ci si sente finanziariamente al sicuro e meno si cerca sollievo nella religione. Ma tra i fattori determinanti c’è anche quello sociale, soprattutto in presenza d'istituzioni civili forti. Insomma, la secolarizzazione è inevitabile con il progredire della società.
La reverenda Zeh, però, aggiunge un altro tassello fondamentale: «Per molto tempo, la chiesa è stata il modo primario di entrare in contatto gli uni con gli altri e formare una comunità. Con il cambiamento della società, le persone stanno trovando nuovi modi per costruire relazioni, magari attraverso la tecnologia e altre risorse che fino a poco tempo fa non esistevano. Non vedo tanto una perdita d'interesse collettivo per la spiritualità, quanto piuttosto un'espansione del modo in cui le persone si dedicano alla spiritualità nella comunità».
Un altro fattore da tener presente per afferrare la tendenza in corso, sarebbe l'ascesa della destra religiosa. Per molti americani il cristianesimo è fortemente associato al pensiero e alle battaglie del partito repubblicano.
«La fusione tra politica conservatrice e cristianesimo ha portato all'ascesa del nazionalismo cristiano bianco, un movimento ben organizzato che si arma della cristianità per perseguire un'agenda politica definita dal controllo e dal mantenimento del potere» spiega la pastora. «Credo che per la mia generazione, i Millennials, ci sia stato un processo collettivo di esame dei modi in cui il cristianesimo evangelico, in particolare, sia stato dannoso per le donne, le persone LGBTQ+, i giovani e altri – aggiunge - Molte persone non possono più sostenere queste istituzioni a causa delle posizioni che hanno assunto sulle questioni sociali».
Ad aumentare sono oggi gli americani che si definiscono «religiosamente non affiliati». In questo caso non si tratta di atei o non credenti; il termine indica invece anche coloro che dicono di essere agnostici o spirituali pur non professando una religione in particolare.
«Faccio parte di una congregazione cristiana progressista che non insiste sulla frequenza regolare – sottolinea Zeh - Mentre molte persone frequentano il servizio la domenica mattina, sia di persona che virtualmente, ma ce ne sono altre che partecipano ad altri aspetti della vita della nostra congregazione: volontariato, gruppi di pari, manifestazioni per la giustizia sociale e altro ancora. Anche in questo caso, credo che si tratti di un'evoluzione nel modo in cui le persone si riuniscono e trovano un significato spirituale nella loro vita, può assumere molte forme diverse».
La reverenda Katey Zeh, però, non crede che i dati diffusi dal Pew Research Center vadano letti per forza come una catastrofe. La ministra di culto, piuttosto, intravede l’inizio di un cambiamento imprescindibile per la cristianità. «A mio parere, l'evoluzione che stiamo vedendo è necessaria. Anche se per certi aspetti può essere dolorosa, è anche bella. La libertà di esplorare il proprio percorso spirituale è un dono non solo per la persona, ma anche per la società. La spiritualità non sta scomparendo, ma sta evolvendo. Trovare il modo di evolvere con essa porterà a un'incredibile e necessaria trasformazione».