La popolazione della Terra cresce, seppur a rilento. Avanzano gli indiani. E saremo sempre più vecchi.
NEW YORK - Le indicazioni date dal World Population Prospects 2022 - il rapporto sulle previsioni demografiche pubblicato dall’Onu e che fotografa lo stato della popolazione mondiale - sono state rispettate. Dicevano che il 15 novembre la Terra avrebbe dovuto avere 8 miliardi di abitanti. Ci siamo. Domani verrà ufficializzato. Il 2022 resterà dunque un'annata storica per la densità demografica. Ma la crescita rallenta. L’Onu infatti rivela che il picco di crescita è inferiore di 500 milioni rispetto a quanto ipotizzato in precedenza. Una crescita della popolazione mondiale che secondo le stime dovrebbe toccare il suo punto massimo nel 2086 con una popolazione di circa 10,4 miliardi. Stime al ribasso rispetto al report di tre anni fa in cui la popolazione stimata nel 2086 era di 10,9 miliardi e sei anni prima la cifra era ancora più alta, intorno agli 11,2 miliardi. La crescita annuale della popolazione nel 2022 è stata la più bassa dal 1950 con un aumento sotto l’1 percento nel 2022.
L’India prepara il sorpasso alla Cina - Il report delle Nazioni Unite rivela anche un altro fatto molto particolare. La Cina si prepara ad essere sorpassata dall’India. Attualmente infatti gli indiani sono 1 miliardo e 412 milioni, mentre i cinesi sono 1 miliardo e 426 milioni. Lo studio prevede che l’India riuscirà a piazzare il sorpasso già nel 2023. La popolazione cinese, triplicata dal 1950 ad oggi, comincerà ora a diminuire al punto che l’ipotesi è di circa 770 milioni di abitanti nel 2100.
La crescita si concentra in otto paesi - Fino al 2050 metà della crescita prevista sulla popolazione mondiale si concentrerà in otto paesi: la Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. In particolari i paesi della regione sub-sahariana saranno responsabili della metà della crescita totale della popolazione. Tra le nazioni in maggiore crescita ci sono in particolare Nigeria e Pakistan, con la prima che sarebbe pronta al sorpasso nei confronti degli Stati Uniti. Una crescita che genera anche preoccupazione visto che questo sviluppo demografico molto rapido potrebbe rendere i processi di lotta alla povertà, alla fame e al miglioramento delle condizioni sanitarie più complicato. Lo studio evidenzia un netto cambio di marcia di questi paesi rispetto al resto del mondo con un tasso di crescita di circa 2 volte e mezzo superiore al resto del mondo.
Effetto Covid: diminuisce l’aspettativa di vita - Dal report Onu si evidenziano anche gli effetti che ha avuto la pandemia legata al Covid nel corso degli ultimi anni. Per la prima volta dal 1971 è intatti diminuita l’aspettativa di vita di circa 1,8 anni. In alcuni le ondate successive della diffusione del Coronavirus hanno avuto un effetto (considerato solo a breve termine) sulla riduzione delle gravidanze e sulle nascite. L’impatto della pandemia non dovrebbe avere un impatto a lungo termine ma ancora una volta ci sono sostanziali differenze tra le varie regioni del mondo. La popolazione che vive infatti nei paesi del Mondo più poveri ha un’aspettativa di vita di sette anni inferiori rispetto alla media globale. Rimane invece la differenza tra uomini e donne con i primi che hanno un’aspettativa di vita inferiore di oltre cinque anni.
La popolazione invecchia: nel 2050 più capelli grigi
La Terra invecchia e con lei lo facciamo anche noi. Lo studio dell’Onu riguardo la crescita demografica individua anche un dato che riguarda l’età media della popolazione. Il mondo per il 2050 dovrà aspettarsi un numero decisamente più alto di capelli bianchi. La previsione è che tra circa 28 anni il numero di persone over 65 sarà più del doppio rispetto ai bambini di 5 anni, e quasi lo stesso numero di under12. L’aumento delle persone in età pensionabile è in crescita da tempo ed entro la data del 2050 salirà dal 10 al 16 per cento. In questo momento ci sono circa 160 milioni di persone nel Mondo che hanno più di 80 anni, un numero destinato a triplicare. Ancora una volta ci sono grandi distinzioni sotto questo profilo dal punto di vista geografico con l’Europa che è la regione più interessata da questa tendenza demografica. Nel nostro continente la percentuale di pensionati passerà dal 20% fino a quasi il 30%; dati che indicano un’altra importante sfida da superare.