Individuata a ottobre nel paese asiatico, è il frutto della ricombinazione di due ceppi di Omicron 2
PECHINO - La Cina riapre, il coronavirus trova nuove praterie e il tavolo si ribalta. Se prima era Pechino a tenere le porte saldamente chiuse al resto del mondo, ora è quest'ultimo ad aver impugnato le chiavi, tra seria precauzione e sincera paura che l'ondata con cui sta facendo i conti il Dragone possa perturbare la ritrovata normalità dell'ultimo anno. E gli occhi sono puntati su una nuova sottovariante di Omicron.
Si tratta del sottolignaggio XBB.1.5 del virus SARS-CoV-2, già ribattezzato "Gryphon" e in circolazione nel paese asiatico almeno dallo scorso mese di ottobre.
Gryphon, da dove arriva?
Di questa nuova sottovariante sappiamo che si tratta di una ricombinazione di due ceppi derivati dalla variante Omicron 2. E al momento è lei la principale sospettata per quanto concerne il balzo in avanti dei contagi - ancora difficile da quantificare - in Cina. Un'ipotesi quindi, ma con un buon grado di probabilità, come ha spiegato all'Ansa il virologo Francesco Broccolo, dell'Università del Salento. «Sta circolando un vero e proprio sciame di varianti, alcune delle quali rappresenterebbero una evoluzione convergente, prime tra tutte la XBB».
Questa «sta rapidamente sostituendo sottovarianti comuni, come BQ.1 e BQ.1.1. A farla avanzare così velocemente sarebbe una mutazione, chiamata F486P, che le permetterebbe di sfuggire agli anticorpi generati sia da infezioni da Omicron 5 sia dai vaccini» prosegue l'esperto. Vaccini bivalenti inclusi. «E inoltre rafforzerebbe il legame con il recettore ACE2, cioè la porta di entrata del virus, presente soprattutto sulle cellule dell'epitelio respiratorio».
La presenza della sottovariante "Gryphon" non è tuttavia esclusiva della Cina. La sua presenza è già stata accertata in almeno altri nove Paesi: Italia, Francia, Spagna, Germania, Belgio, Regno Unito, Australia, Canada e, infine, Stati Uniti.