Migliaia di sostenitori di Lula si sono riversati per le vie di San Paolo per esprimere il loro disgusto verso la manifestazione di domenica
SAN PAOLO - Il Brasile è ancora sotto shock per la violenza scatenata domenica da migliaia di sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro a Brasilia. Un assalto ai palazzi del potere della capitale che ha scosso la coscienza della popolazione e che ha sollevato molti punti interrogativi.
In piazza per difendere la democrazia - Ma come ha reagito chi si è sentito minacciato dal folle gesto di domenica? La risposta non si è fatta attendere. Ieri sera decine di migliaia di sostenitori di Lula si sono riversati per le strade di San Paolo per esprimere il proprio disgusto verso quello che è stato definito «un attacco diretto alla democrazia».
Una manifestazione a difesa dei valori democratici, un grido rivolto ai responsabili dell’assalto e al mondo interno: le immagini diffuse domenica non rappresentano il popolo brasiliano.
Una marea rossa - «Bolsonaro in prigione», «Rispettate il mio voto», «Bolsonaro fascista» sono solo alcuni degli slogan invocati dai manifestanti che chiedono giustizia. L’Avenida Paulista, la principale arteria della città, si è riempita velocemente di una marea rossa, colore simbolo del Partito dei lavoratori di Lula.
Lo Stato di San Paolo ha dispiegato molti agenti di polizia per seguire la manifestazione. Non ci sono stati scontri e la folla ha potuto proseguire lungo le strade della città malgrado, come riporta la Bbc, l'atmosfera era tesa.
In manette i finanziatori - Nel frattempo, il Ministro della Giustizia brasiliano Flavio Dino ha reso noto che la Polizia federale ha già identificato in dieci Stati del Paese persone sospettate di avere legami economici con gli organizzatori del tentato colpo di Stato di domenica a Brasilia. Ha affermato inoltre che sono già stati emessi mandati di arresto. Lo riporta il sito online del quotidiano Estadao.
I nomi non sono stati resi noti. I sospettati avrebbero anche finanziato il noleggio di autobus per portare gli estremisti nella capitale. Il ministro ha affermato che la responsabilità riguarda anche coloro che non erano presenti agli assalti: finanziatori e organizzatori. (fonte ats)