Il presidente della Cop28 sarà Ahmed Al Jaber, Ceo della compagnia petrolifera nazionale emiratina
DUBAI - Sui social i meme si moltiplicano già. Gli ambientalisti si infervorano. E la comunità scientifica si chiede se verrà mai ascoltata. Il presidente della Cop28 è il Ceo della società petrolifera di Abu Dhabi. Si chiama Ahmed Al Jaber, è il ministro delle Industrie e delle Tecnologie degli Emirati Arabi Uniti e la sua nomina è stata definita un «duro colpo».
Subito dopo l'annuncio, il primo a mettere le mani avanti, è stato il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujaricc che ha affermato che l'organizzazione non sarebbe stata in nessun modo coinvolta nella nomina del prossimo presidente della Cop, sigla che sta per Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Né il segretario generale Antonio Guterres, né il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avrebbero avuto voce in capitolo.
Ma riavvolgiamo il filo. All'inizio di dicembre, a poche settimane dalla fine della Cop27, che si è tenuta a Sharm El-Sheikh, è stato annunciato che la conferenza annuale del 2023 verrà ospitata a Dubai. Da subito, essendo gli Emirati Arabi Uniti tra i cinque maggiori Paesi inquinanti al mondo, la notizia aveva fatto storcere il naso.
Considerando, inoltre, che le Cop sono solitamente accompagnate da una grande presenza mediatica e da manifestazioni ambientaliste, il Paese non brilla in libertà di espressione e di stampa. Nel 2016 gli Emirati Arabi Uniti occupavano il 119esimo posto nella classifica del World Press Freedom dell'International Centre for Justice and Human Rights.
Il 12 gennaio è stata annunciata la presidenza della Cop28 sull'account Twitter dell'Office Of The UAE Special Envoy For Climate Change: «Dopo due incarichi in qualità di inviato speciale per i cambiamenti climatici, il sultano Al Jaber è stato designato presidente della COP28».
Ma chi è Ahmed Al Jaber? Amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, la compagnia petrolifera nazionale, ha come obiettivo quello di aumentare la produzione di greggio da tre milioni di barili al giorno a cinque milioni entro il 2030.
Ma non solo. Il sultano è anche presidente di Masdar, una società di energia rinnovabile, che ha contribuito a creare e con cui intende costruire Masdar City, la prima città completamente carbon neutral nel deserto. Ma per gli attivisti per il clima non basta.
Come commenta alla Bbc Climate Action International: «È imperativo che si dimetta dalla carica di amministratore delegato. Non può presiedere una conferenza che ha il compito di affrontare la crisi climatica con un tale conflitto di interessi». Il governo emiratino ha comunicato giovedì che Al Jaber manterrà tutti i suoi incarichi.
Su Ahmed Al Jaber e sugli Emirati Arabi Uniti in generale pesa anche un'altra questione: alla Cop27 hanno partecipato più di 600 lobbisti del settore petrolifero e del gas, il 25% in più che alla Cop tenutasi a Glasgow solo due anni fa. La maggior parte di questi attori provenivano tutti dagli Emirati Arabi Uniti.
Anche a causa di questa presenza massiva la Cop27 è stata un fallimento. Nel documento finale mancano infatti impegni concreti nella mitigazione del cambiamento climatico. E in particolare non si accenna in alcun modo a una riduzione o all'eliminazione dei combustibili fossili.