Il conflitto e la crisi energetica hanno cambiato le rotte dei trafficanti. Ora dalla Turchia raggiungono le coste italiane.
ROMA - Imbarcazioni piccole e veloci, skipper esperti senza scrupoli, migranti lasciati in balia delle onde quando le cose si complicano. La tratta di esseri umani nel Mediterraneo è da anni una tragedia senza fine. La guerra in Ucraina e la crisi energetica sembrano però aver aggravato in modo drammatico la situazione.
A lanciare l’ennesimo allarme un rapporto dell’Ong Arci Porco Rosso e dell’organizzazione no profit Borderline Europe.
Due aspetti emergono dallo studio. Le rotte terrestri che attraversano i Balcani sono state sostituite con le vie mediterranee. I marinai russi invece hanno preso il posto di quelli ucraini. «Il numero di arresti di cittadini russi trovati a guidare navi clandestine è raddoppiato. I trafficanti stanno reclutando dozzine di cittadini russi per sostituire i marinai ucraini al comando delle barche», spiegano le due Ong.
Le conseguenze della guerra - Un cambio di strategia dovuto in buona parte, secondo il rapporto, all’invasione russa. La guerra ha stravolto le carte in tavola e la crisi energetica ha incrementato il flusso migratorio in direzione dell’Europa. «Le organizzazioni criminali evolvono e reagiscono per colmare il vuoto creato dalle politiche europee che impongono chiusure e blocchi, in primis l’Italia».
Così si è sviluppata in breve tempo la rotta che permette ai trafficanti di partire dalla Turchia e raggiungere le coste italiane. Una via collaudata che ha sostituito la lunga traversata dei Balcani.
Dagli ucraini ai russi - I capitani più richiesti inizialmente provenivano proprio dall'Ucraina. Si trattava di molti disertori dell’esercito che, prima del 24 di febbraio, volevano sfuggire alla guerra in Donbass. L’inizio dell’invasione ha obbligato le organizzazioni criminali a optare a un’alternativa. Fuori gli ucraini dentro i russi. «Subito dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca almeno 14 cittadini russi sono stati arrestati dalla polizia italiana con l'accusa di trasporto illegale di richiedenti asilo».
Grazie alle loro esperienze nella navigazione, gli ucraini sono stati fondamentali per l'arrivo di persone in partenza dalla Turchia. «Con lo scoppio della guerra, agli uomini ucraini è stato impedito di lasciare il loro paese, il che è stato senza dubbio un fattore determinante nella minore disponibilità di skipper ucraini», ha spiegato il rapporto.
Capitani senza esperienza - Un cambio improvviso e forzato che sta mettendo in pericolo i migranti. Secondo gli operatori umanitari infatti, i comandanti delle barche sono molto spesso rifugiati o persone senza alternative di lavoro che sono state ingannate dai trafficanti. «Molti degli arresti riguardano persone che non hanno mai guidato una barca in vita loro», ha dichiarato al Guardian Sara Traylor, attivista di Arci Porco Rosso. «Dobbiamo ricordare quanto sono lunghi e rischiosi questi viaggi – e sono resi ancora più pericolosi dai tentativi di criminalizzarli. Se le persone che guidano una barca non hanno alcuna esperienza, questo può portare a tragedie, come stiamo assistendo».