La morte di un afroamericano e cinque agenti accusati di omicidio di secondo grado. L'appello del Presidente contro la violenza
WASHINGTON - Un afroamericano, l'ennesimo, morto dopo essere stato pestato a sangue dalla polizia, cinque agenti di colore accusati di omicidio di secondo grado e la paura che la giusta indignazione di una comunità si trasformi in violenza come accadde dopo la morte di George Floyd, quando da Minneapolis a Washington, le città americane furono messe a ferro e fuoco dalle rivolte.
«Mentre il dipartimento di Giustizia conduce le sue indagini, invito la famiglia a unirsi a un appello a proteste pacifiche. L'indignazione è comprensibile ma la violenza non è accettabile. La violenza è distruttiva e contro la legge. Non c'è spazio per la violenza in proteste pacifiche che chiedono giustizia», è stato l'appello del presidente Joe Biden che ha espresso vicinanza alla famiglia di Tyre Nichols, il 29enne morto a Memphis tre giorni dopo essere stato fermato per un controllo stradale. Un invito preventivo quello del presidente in previsione della pubblicazione, oggi, del video ripreso dalle bodycam sugli agenti che, secondo la famiglia della vittima che lo ha visto nei giorni scorsi, contiene immagini scioccanti.
Nichols era stato fermato il 7 gennaio per «guida spericolata», secondo la polizia, ed è morto tre giorni dopo in ospedale. Il 20 gennaio i cinque agenti, anche loro afroamericani, sono stati licenziati ed è stata aperta un'indagine.
Ma è stato soltanto con l'analisi del video del fermo che è stato evidente che Nichols è morto a causa delle percosse che ha subito con una crudeltà spietata. «Tyre è stato picchiato come una pignatta umana», ha detto l'avvocato dei Nichols, Ben Crump, sottolineando che «nessun genitore dovrebbe mai vedere quelle immagini atroci».
Il 29enne è stato picchiato ininterrottamente «per tre minuti» durante i quali «era completamente indifeso». Poi ha cominciato a manifestare «difficoltà respiratorie», ed è stato portato in ospedale dove è morto probabilmente per un'emorragia. Gli agenti sono stati accusati di omicidio di secondo grado, aggressione e sequestro di persona. «Appassionato di skate, tramonti e fotografia», Tyre lascia un figlio di 4 anni.
È già il secondo episodio di violenza della polizia contro un afroamericano quest'anno: lo scorso 3 gennaio, a Los Angeles, l'insegnante Keenan Anderson, cugino della fondatrice di 'Black Lives Matter' Patrisse Cullors, è morto per arresto cardiaco dopo essere stato colpito con un taser e soffocato. Le sue ultime parole al poliziotto che gli premeva il gomito contro il collo sono state: «Mi ucciderete come George Floyd». Anche in quel caso la tragedia è iniziata con un banale fermo. D'altra parte secondo le statistiche delle organizzazioni per i diritti degli afroamericani, il 10% delle uccisioni inizia con un fermo per un incidente o un'infrazione stradale mentre, in generale, un afroamericano rischia due volte e mezzo più di un bianco di essere ammazzato da agenti.