Durante la Conferenza della sicurezza di Monaco i leader occidentali hanno ribadito il sostegno all'Ucraina.
MONACO - I leader occidentali sono pronti a una guerra lunga, ma per Volodymyr Zelensky «il Golia russo può perdere entro quest'anno». È stato il leader ucraino ad aprire la Conferenza della sicurezza di Monaco in video. «Non siamo il Davide del Dnipro però», ha rimarcato. «Siamo il Davide del mondo libero e dobbiamo battere il Golia russo», perché oggi ad essere minacciato è tutto il continente, «il Tamigi come la Sprea».
È stato poi Emmanuel Macron a chiarire che «non è il momento del dialogo con la Russia»: «Siamo disposti a sforzarci, ma siamo anche pronti a una guerra più lunga», ha scandito il presidente francese, che ha affermato di non credere alla caduta di Putin. Mentre Olaf Scholz ha sollecitato la consegna dei Leopard da parte dei Paesi che li hanno annunciati a Kiev e che ora tentennano.
Il sostegno all'Ucraina insomma non è in discussione e sarà garantito fino a quando sarà necessario, si ribadisce a Monaco. La situazione è molto seria, insistono tutti, nelle ore in cui viene fuori che Joe Biden parlerà al castello di Varsavia il 21 febbraio, lo stesso giorno in cui è annunciato l'atteso discorso di Putin alla Duma; mentre il ministro degli Esteri italiano Tajani, che a Monaco arriverà domani, ha rivelato dopo l'incontro a Roma con il capo della diplomazia del Pcc Wang Yi che Xi Jinping terrà «un discorso di pace» in occasione dell'anniversario dell'invasione dell'Ucraina, il 24 febbraio.
Un lungo filmato con le immagini cruciali di 365 giorni - ci sono l'alluvione del Pakistan, il terremoto della Turchia e naturalmente l'Ucraina martoriata dalla guerra, con la strage dei civili di Bucha - ha preceduto l'intervento del leader dal fronte che domina la tre giorni bavarese. Subito dopo, Zelensky ha corretto il titolo che suggeriva l'immagine del "Davide" del fiume ucraino. Il conflitto in corso è qualcosa di molto più ampio, in gioco c'è di più. E gli ucraini vogliono vedere sconfitti tutti i Putin del mondo. «Non c'è alternativa: l'Ucraina deve vincere. Non c'è alternativa: l'Ucraina deve entrare nell'Ue. E non c'è alternativa: l'Ucraina dovrà entrare nella Nato», ha scandito Zelensky, aggiungendo: «Spero di poter venire di persona alla conferenza di Monaco dell'anno prossimo a guerra finita».
«Ma per vincere Golia ha usato il coraggio, e quello ce lo abbiamo, e la fionda», la chiosa, che ha continuato a sfruttare la metafora per tornare ancora una volta sulla richiesta di più armi. E dei caccia, mai nominati, ma elemento delicato della discussione. Anche se per il cancelliere «non sono all'ordine del giorno».
Il discorso più incisivo della prima giornata di lavoro è stato però quello di Macron, che ha toccato diversi punti salienti. Il presidente francese ha innanzitutto chiarito di non ritenere possibile un cambio di regime a Mosca. «Chi dovrebbe guidare la Russia? Il punto è che Kiev deve opporre resistenza fino ad indurre i russi a sedersi al tavolo del negoziato. Non è il momento di parlare adesso, ma le vie e i mezzi ci sono», ha affermato.
Macron ha anche invitato a considerare l'imprescindibilità di future relazioni con la Russia. «Non si può cambiare la carta geografica. La Russia fa parte dell'Europa. E la pace in Europa non è possibile senza una risposta alla questione russa». Secondo il capo dell'Eliseo, l'Europa deve investire di più sulla difesa, deve convocare una conferenza sulla difesa aerea e deve assicurarsi di far parte dell'architettura della sicurezza globale del futuro. Macron ha rilanciato anche la questione della deterrenza nucleare: è importante che l'Europa sia in grado di garantirla. Fermo restando il ruolo essenziale della Nato, che il continente vuole contribuire a rafforzare. Il leader francese ha insistito poi sull'idea di un'Europa più grande, che veda al suo interno anche Moldavia e Ucraina.
Parole che hanno fatto eco allo slancio del cancelliere tedesco, che ha iniziato il suo intervento salutando Zelensky: «Caro Volodymyr... ci manchi qui oggi. Perché tu appartieni all'Europa libera e unita».
Nella grande sala del Bayrischer Hof, per il forum diretto da Christof Heusgen, siedono ben 60 parlamentari americani. «La buona notizia è che siamo tanti - ha detto Lindsay Graham prendendo la parola - quella cattiva è che siamo qui perché abbiamo un messaggio. Noi non dimenticheremo questa aggressione russa. L'atto barbarico di Putin ci dà l'occasione di fare meglio nel mondo. Se non avremo successo sarà peggio per tutti».
Negli Usa tutti e due i partiti, ha rimarcato il senatore repubblicano, «vogliono che Putin paghi le conseguenze. Se non sarà così, succederà di nuovo». Domani, quando è prevista anche una ministeriale del G7, interverranno al vertice il segretario di Stato americano Antony Blinken, la vicepresidente Kamala Harris, il cinese Wang Yi e il segretario della Nato Jens Stoltenberg.