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GUERRA IN UCRAINALa controffensiva di Kiev: «Fino alla Crimea»

26.02.23 - 20:00
Il vice capo dell'intelligence ucraina: «Ci fermeremo solo quando ripristineremo il Paese entro i limiti del 1991»
keystone-sda.ch / STR (OLEG PETRASYUK)
La controffensiva di Kiev: «Fino alla Crimea»
Il vice capo dell'intelligence ucraina: «Ci fermeremo solo quando ripristineremo il Paese entro i limiti del 1991»

KIEV - Nella Giornata della Resistenza, in cui l'Ucraina celebra chi si oppose nel 2014 all'occupazione russa della Crimea, Kiev alza la posta annunciando una controffensiva di primavera per liberare tutti i territori occupati, compresa la penisola sul Mar Nero.

«Ci fermeremo solo quando ripristineremo il Paese entro i limiti del 1991», ha affermato il vice capo dell'intelligence del ministero della Difesa Vadym Skibitskyi. «Quella è la nostra terra, il nostro popolo. Riporteremo la nostra bandiera in ogni angolo dell'Ucraina», ha sentenziato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ricordando come «nove anni fa iniziava l'aggressione russa in Crimea. Ripristineremo la pace nella Penisola».

Il dialogo non c'è, la tensione è alle stelle e il presidente russo Vladimir Putin torna ad accusare la Nato di partecipare di fatto alla guerra «inviando decine di miliardi di dollari di armamenti all'Ucraina», mentre l'Occidente «ha un solo obiettivo: liquidare la Federazione russa». Lo zar fa appello quindi all'unità del suo Paese. Perché «il popolo russo potrebbe non sopravvivere a una dissoluzione della Federazione russa».

Secondo Kiev, uno degli obiettivi della controffensiva ucraina sarà tentare di «inserire un cuneo nel fronte russo a sud, tra la Crimea e la terraferma russa». L'Ucraina «colpirà i depositi di munizioni sul territorio russo, compresa la regione di Belgorod, gli attacchi partono da lì», ha spiegato Skibitsky.

Il momento preciso dell'offensiva dipenderà da una serie di fattori, inclusa la fornitura di armi occidentali. Ma l'obiettivo è chiaro per Kiev che trova la sponda degli Stati Uniti, pronti a ribadire che «non riconoscono e non riconosceranno mai la presunta annessione della penisola da parte della Russia. La Crimea è Ucraina».

Dall'altra parte del fronte, è il patriarca Kirill a sostenere come il Donbass sia «un avamposto della Russia», mentre Putin ha ribadito il suo rifiuto a quella che definisce la «costruzione di un nuovo mondo che tiene conto solo degli interessi degli Stati Uniti», e ha difeso la scelta di sospendere la sua partecipazione al trattato New Start sulle armi nucleari: per lo zar, Mosca deve garantire la propria sicurezza, e non può ignorare il potenziale atomico della Nato, «poiché tutti i principali paesi dell'Alleanza hanno annunciato la nostra sconfitta strategica come il loro obiettivo principale».

Intanto, continua lo scontro nel Donbass e le battaglie proseguono a Bakhmut, con Kiev che nega i successi rivendicati dai mercenari Wagner nei villaggi di Yahidne e Berkhivka intorno alla città. All'indomani dell'allarme ucraino per una possibile pioggia di attacchi dal Mar Nero, le forze russe hanno ritirato l'unica nave con missili Kalibr presente nel bacino. Ma il pericolo resta, e non si intravede spazio per una soluzione diplomatica.

E' ancora forte infatti lo scetticismo occidentale sul piano di pace cinese, compreso quello di Berlino, che nelle parole del ministro della Difesa Boris Pistorius sottolinea come bisogna «giudicare Pechino dalle sue azioni e non dalle sue parole». Secondo il think tank americano Isw, in ogni caso Putin non mostra segni di volontà di scendere a compromessi, mentre il leader bielorusso Aleksander Lukashenko sarà in Cina dal 28 febbraio al 2 marzo per incontrare Xi Jinping con il compito di «aiutare la Russia e la Cina a eludere le sanzioni».

Senza soluzione diplomatica in vista, per entrambi i fronti la partita resta quella delle armi. In un'intervista a Cbs News, il direttore della Cia Bill Burns ha confermato la possibilità che la Cina possa inviare aiuti militari alla Russia, anche se Pechino non avrebbe ancora preso una decisione in merito. Gli Stati Uniti hanno in ogni caso chiarito «in incontri a porte chiuse» con rappresentanti di Pechino che se ciò dovesse accadere, ci saranno «costi reali» per i cinesi.

Per l'Ucraina resta il nodo dei caccia, mentre secondo i media Zelensky compilerà un elenco di armi - tra cui F-16 e missili a lungo raggio - di cui ha bisogno e lo sottoporrà all'esame di alcuni deputati repubblicani americani. E proprio dal presidente della commissione Esteri della Camera Usa, Michael McCaul, arriva la richiesta all'amministrazione Biden di mandare jet o missili a lungo raggio. Con l'annuncio che il Congresso intende prendere provvedimenti in merito.

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