Gli under 26 sono abilissimi a gestire App e social ma si "vergognano" per il loro deficit con fax, stampanti, scanner e archiviazione files
WASHINGTON - La chiamano "tech shame", l'imbarazzo, la vergogna tecnologica. Quella che - secondo uno studio condotto da Hp su 10 mila impiegati nel mondo - colpirebbe un giovane su cinque. E non solo, i così detti "centennials", o appartenenti alla generazione Z, sviluppano dieci volte di più rispetto ai colleghi ultra 40enni la probabilità di sentirsi sotto pressione e di provare vergogna quando si trovano di fronte a un problema tecnologico. Un esempio? Sembra assurdo ma si tratta di cose banali, come utilizzare lo scanner, stampare un documento, inviare una mail dal desktop di un pc o utilizzare un disco esterno per la conservazione dei files.
Giovani impreparati - Secondo Debbie Irish, responsabile delle risorse umane di Hp, la nuova generazione oggi «entra nel mondo del lavoro per la prima volta in realtà completamente virtuali e ha dunque meno tempo a propria disposizione per confrontarsi direttamente» in ufficio con i propri colleghi, con i dipendenti più esperti e con i propri capi.
La preoccupazione più grande per i neo diplomati - In uno studio condotto dal New York Times, viene poi evidenziato che per i diplomati del 2022 sono proprio le competenze tecniche a rappresentare il cruccio maggiore, prima dell'ingresso nel mercato del lavoro: la realtà virtuale e o ibrida degli uffici moderni spaventa. Paura che diventa - appunto - vergogna nel dover sperimentare problemi di fronte ai colleghi. Le tecnologie più tradizionali sui luoghi di lavoro, per gli under 26, non sono dunque familiari come lo sono social media e app. E in effetti, pensare che tutti i ragazzi nati nell'era dell'"informazione social" sviluppino intuitivamente capacità tecniche è un falso mito, come spiega Sarah Dexter, professoressa all'Università della Virginia. Tutto ciò «non è realistico - dice infatti la docente - Come possono scansionare qualcosa se non gli è mai stato insegnato?».
Impreparazione scolastica - In un altro sondaggio, Dell Technologies, una delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, ha intervistato giovani tra i 18 e i 28 anni d'età, il risultato? Il56% conferma di avere ricevuto «un'istruzione digitale pari a zero o solamente di base». Tra questi, un terzo ha detto di non avere ricevuto gli skills necessari per dare la giusta spinta alla propria carriera. Della questione si è interessato anche il Guardian che ha raccolto alcune testimonianze in proposito.
Come quella di Simon che ha oltre 220mila follower su tikTok, è un giovane millennial (generazione dei nati tra l'inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta) e che riguardo i suoi più giovani follower dice: «Ci vogliono cinque secondi per imparare a usare TikTok, mentre per usare una stampante serve un libretto di istruzioni». Ed è proprio questa aspettativa che tutto sia semplice - come un'app pp Instagram e TikTok - che fa si che i giovani si aspettino che tutto sia facile e immediato.
La soluzione - Per coprire il gap della generazione Z, negli States le aziende si affidano a esperti. Uno di questi è Jason Dorseym, co-fondatore del Center for Generational Kineticscon di Austin. I manager aziendali lo pagano per tenere workshop, dove tutti i dipendenti, di diverse classi di età, si siedono in cerchio per condividere le diverse competenze informatiche. «Qualcuno ricorda la prima Tv a colori, un'altra le prime segreterie telefoniche e poi c'è un giovanissimo capace di fare il proprio lavoro dal suo smartphone - spiega l'esperto - Tutto questo ci aiuta a riconoscere che la diversità di queste esperienze è un punto di forza».