Un esperto metteva nero su bianco i rischi legati all'esplosione dei contagi, secondo la Procura si è fatto meno del dovuto
ROMA - Il documento riservato - ormai diventato «oggetto mitologico», come è stato definito in Italia - è il "Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19" ed è stato pubblicato il 16 febbraio sul sito del Ministero della Salute italiano, assieme a tutta una serie di documenti che, secondo il Ministero, avrebbero permesso di elaborare un piano d'azione per contrastare la pandemia scatenata dal Sars-CoV-2.
Ma perché tanta segretezza? Dall'analisi del documento fatta dal Dataroom del Corriere della Sera risulta che i modelli di previsione dei contagi in Italia e dell'impatto sul sistema sanitario dipingevano uno scenario molto più preoccupante di quanto le misure messe in atto nei primi mesi della pandemia sarebbero state in grado di gestire.
Da qui l'inchiesta della procura di Bergamo che vede imputati, tra gli altri, l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il già ministro della Salute Roberto Speranza per "epidemia colposa", le cui posizioni sono state archiviate dal Tribunale dei Ministri.
Gli imputati avrebbero ignorato le raccomandazioni di Stefano Merler, uno dei massimi esperti di modelli epidemiologici al mondo e incaricato da Andrea Piccioli, Direttore dell'Istituto superiore di Sanità (Iss), di preparare gli scenari di diffusione del virus in Italia e di stimare il possibile impatto sul sistema sanitario: «Anche mettendo in campo interventi che riducono la trasmissibilità del Covid, l’impatto sul sistema sanitario potrebbe essere devastante» aveva scritto Merler nelle sue raccomandazioni.
Infatti dallo scenario peggiore da lui elaborato, il Comitato tecnico scientifico (Cts) e il Ministero avrebbero potuto prevedere che i contagi sarebbero esplosi esponenzialmente sin da subito, il che avrebbe permesso a entrambi di elaborare un piano di gestione della pandemia più accurato ed efficiente.
Merler aveva avvertito che, se il numero di contagi avesse superato la soglia di 1000 infetti a 38 giorni dalla registrazione del primo caso di Covid in Italia, il sistema sanitario sarebbe collassato. Dato che il numero di contagi pubblicati sul sito ufficiale del Ministero avevano superato la soglia di 1000 infetti già 9 giorni dopo la registrazione del primo caso in Lombardia, l’allora documento “riservato” avrebbe dovuto implementare «provvedimenti restrittivi più incisivi».
Il piano di gestione pandemica prevedeva meno posti letto in terapia intensiva di quanti non ne prescrivesse lo scenario peggiore di Merler. Se il piano ne prevedeva 60 al 38esimo giorno dopo la registrazione del primo caso, in realtà, i posti letto occupati all'8avo giorno erano già 64. In base ai dati a disposizione la Procura di Bergamo afferma: «Lo scenario peggiore era ben lontano dalla cruda e grave realtà, con l’ovvia conseguenza che sin da quei giorni il Cts avrebbe dovuto proporre, e il Ministero adottare, provvedimenti restrittivi ben più incisivi».