Papa Francesco ha definito il codice di comportamento come una «una prescrizione temporanea» e quindi in futuro potrà essere discussa.
CITTÀ DEL VATICANO - Sul tema del celibato sacerdotale, papa Francesco ribadisce: «Non sono ancora pronto a rivederlo, ma ovviamente è una questione di disciplina, che oggi c'è e domani può non esserci, e non ha niente a che vedere con il dogma». Il Pontefice lo afferma in un'intervista al sito argentino Perfil, in occasione dei dieci anni del pontificato, rilanciata anche dal portale della Santa Sede Vatican News.
Francesco precisa così quanto affermato due giorni fa nell'intervista all'altro sito argentino Infobae sul fatto che il celibato, essendo «una disciplina» e «una prescrizione temporanea», potrebbe essere rivisto.
Rispondendo alle domande del giornalista Jorge Fontevecchia, co-fondatore di Perfil, sulle varie questioni teologiche e disciplinari nella Chiesa, come i sacramenti ai divorziati risposati e il matrimonio tra persone omosessuali, il Papa ribadisce che «tutti sono figli di Dio e ognuno cerca Dio e lo trova, nel modo in cui può. Dio tiene lontani solo i superbi, il resto di noi peccatori è in linea».
Durante l'intervista, spazio anche alle questioni economiche, alle il Papa risponde riproponendo la visione sociale della Chiesa e indicando che «oggi le cose sono andate oltre, e si può dialogare molto bene con l'economia e raggiungere passi di comprensione o formule che vanno bene. D'altra parte, non è possibile avere un buon dialogo con la finanza. La finanza è gassosa, l'economia è concreta».
Sul tema dell'immigrazione, Francesco insiste sul fatto che «oggi, purtroppo, ci sono paesi sfruttatori e paesi sfruttati, che ci piaccia o no. E purtroppo non c'è un'assenza di frontiere, c'è un'assenza di frontiere formale, ma non un'assenza di frontiere reale, perché all'interno dell'Europa ci sono anche differenze che sono frontiere. Io la immagino non come un'uniformità, o una questione di immagine, ma come la ricchezza di ogni paese, di ogni popolo, di ogni continente che si scambia».
Infine una riflessione sui sacerdoti, sulla loro missione pastorale e sul continuo richiamo a essere «pastori con l'odore delle pecore». «Si può essere pastori con l'odore delle pecore qui in Vaticano?», chiede l'intervistatore. «Sì, certo», replica il Pontefice, e ricorda l'esempio del cardinale Casaroli che ai tempi di Giovanni XXIII, oltre al suo proficuo lavoro di alto diplomatico, visitava anche un carcere minorile la domenica: «Questa è la grande politica ecclesiale della Chiesa».