L'iniquità sostanziale permette al primo ministro di pagare un'aliquota appena sopra il 20% sull'ammontare delle ultime entrate.
LONDRA - Non mancano le polemiche, dell'opposizione laburista come di figure della società civile britannica, all'indomani della pubblicazione della dichiarazione dei redditi più recente di Rishi Sunak: atto a cui il giovane e facoltoso primo ministro conservatore aveva promesso di adempiere prima del suo avvento a Downing Street cinque mesi fa, ma che aveva poi sempre rinviato.
A far discutere non è la regolarità dei versamenti del capo del governo in carica - titolare di un patrimonio familiare calcolato in almeno 730 milioni di sterline, più di re Carlo III o di qualsiasi altro primo ministro recente, contando sia le fortune personali accumulate prima di scendere in politica come banchiere d'affari, sia soprattutto quelle della first lady Akshata Murty, figlia di uno dei magnati più ricchi dell'intera India - che appare in linea con la legislazione vigente nel Regno; bensì l'iniquità sostanziale di un contesto che gli permette di pagare un'aliquota appena sopra il 20% sull'ammontare delle ultime entrate.
In totale, carte alla mano, Sunak ha pagato nell'anno fiscale 2021/22 la cifra di 432'493 sterline. Ma in effetti risulta aver incassato ben più di due milioni, includendo, oltre agli emolumenti di parlamentare e uomo di governo, 172'000 sterline di dividendi di azioni affidate a un trust e 1,6 milioni di capital gains legati a guadagni di attività precedenti. Il che equivale a dire che la sua quota di tasse complessiva non ha superato il 22%, quando un'infermiera di base del servizio sanitario pubblico del Regno (Nhs) deve versare il 21% su uno stipendio annuale di 37'000 sterline. Colpa di «un sistema che il governo dovrebbe correggere», ha tuonato Robert Palmer, attivista di Tax Justice UK, «per far sì che i super ricchi come il primo ministro siano tassati in modo equo».
Contro Sunak s'è levata inoltre la vice leader del Labour, Angela Rayner: convinta che la pubblicazione «alla chetichella» dei redditi del premier sia stata fatta cadere non a caso con una giornata in cui i media erano assorbiti dalla cruciale audizione in commissione parlamentare sullo scandalo Partygate del suo predecessore (e rivale interno in casa Tory) Boris Johnson.