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ITALIAGenova omaggia le prostitute che la resero grande

11.04.23 - 17:12
Furono proprio loro, tramite i guadagni del meretricio, a permettere la costruzione dei moli del porto
Imago
Fonte ATS/ANS
Genova omaggia le prostitute che la resero grande
Furono proprio loro, tramite i guadagni del meretricio, a permettere la costruzione dei moli del porto

Genova renderà omaggio alle prostitute che nel Medioevo, con le tasse pagate sui loro guadagni, permisero la costruzione dei moli del porto, fondamentali per rendere la città una potenza economica mondiale.

A secoli di distanza, la città è ora pronta a rendere omaggio con una targa commemorativa a quelle donne che tra il 1300 e 1400 consentirono alla Superba di diventare un nodo cruciale dei traffici marittimi.

"Dovevano pagare cinque soldi al giorno alla Repubblica di Genova, tra il Tre e il Quattrocento - ha spiegato il presidente del municipio Centro Est Andrea Carratù - e quel loro contributo era stato essenziale per realizzare le opere portuali".

L'idea di ricordare le prostitute genovesi dell'epoca nacque da una associazione della città vecchia, la Fondazione Amon, che era stata sostenuta nella sua battaglia dalle Comunità San Benedetto e Princesa, concordi nel voler dare un riconoscimento alle donne di strada nel 2017: proposta che dopo cinque anni sembrerebbe arrivata alla conclusione.

Una iniziativa culturale per rimediare ad una vera e propria ingiustizia: anche se i moli cittadini erano stati costruiti con il lavoro delle lucciole, proprio a loro era vietato persino avvicinarsi all'area portuale per non distogliere dal lavoro i camalli e i marinai.

Tanto che ancora oggi in dialetto genovese per indicare un evento impossibile si dice "A l'è cheita 'na bagascia in maa senza bagnase" (è caduta una prostituta in mare senza bagnarsi). Un fatto considerato impossibile da realizzarsi visto che le prostitute non potevano entrare nel porto o salire a bordo delle navi.

Oggi a far ripartire l'iter è stata un assessore del municipio Centro Est della lista Bucci che nella vita fa l'avvocato, Daniela Marziano. "Il luogo per collocare la targa è già stato individuato, sulla parte esterna di Sottoripa dietro a Palazzo San Giorgio", spiega.

E la targa acquista tanti significati. È una curiosità per i genovesi e per i turisti che trovano nella città vecchia il fascino della trasgressione, ma anche uno spunto per il dibattuto sulla questione mai sopita dell'opportunità di riconoscere e tassare il lavoro delle sex workers del presente.

"La Sovrintendenza deve ancora pronunciarsi su alcuni dettagli del testo e sul materiale della targa - riprende Marziano - ma il senso è ormai definito, c'è una delibera municipale e l'operazione si farà".

Il testo (provvisorio) suona così: "Tra il XIV e il XV secolo le lavoratrici dell'antica "arte del meretricio" potevano esercitare, protette e curate, versando 5 soldi al giorno alla Repubblica di Genova. Con i proventi di tale gabella la Repubblica finanziò importanti opere monumentali, tra queste la costruzione e l'ampliamento della fabbrica, zona che era vietata alle nostre lavoratrici".
 
 

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COMMENTI
 

Nikko 1 anno fa su tio
È proprio il caso di dire che gli affari andavano a gonfie vele per le p r o s t i t u t e… e per gli amministratori del Comune di Genova che avevano intuito le ricadute indirette della professione con largo anticipo sui tempi attuali…
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