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In difficoltà anche gli allevatori di cozze, molluschi e ostriche che devono fare i conti con la scarsità della risorsa idrica
VENEZIA - Il problema della siccità che sta vivendo il Po comincia ad avere serie conseguenze per i settori produttivi dell'intero territorio che fa riferimento al fiume. Ad aggravare la crisi è la risalita del cuneo salino che mette in difficoltà l'agricoltura.
"La barriera antisale sul fiume Adige nel comune di Rosolina (Provincia di Rovigo, in Veneto) non è in grado di fermare la risalita dell'acqua di mare, che rende inutilizzabile l'acqua dolce del fiume per i campi", spiega Carlo Salvan, vicepresidente della sezione veneta di Coldiretti, la maggiore associazione italiana di rappresentanza e assistenza al settore primario.
"Stiamo combattendo col mare per poter produrre il nostro riso, abbiamo 46 ettari dedicati ma lo scorso anno ne abbiamo raccolto solo 900 quintali su 3600 quintali", conferma Silvia Moretto, produttrice locale di riso. Un problema che quest'anno si è presentato con due mesi di anticipo rispetto al 2022, con la risalita del cuneo salino già a marzo.
Il problema non è relativo solo all'agricoltura, anche gli allevatori di cozze, molluschi e ostriche devono fare i conti con la scarsità della risorsa idrica, con perdite di fatturato fino al 30%.
"A breve partiranno i prelievi irrigui per l'agricoltura, bisognerà risparmiare il consumo dell'acqua vista la mancanza di nevicate sulle Alpi e il perdurare della siccità, puntando verso colture meno idroesigenti e migliorando le tecniche di irrigazione", spiega l'ingegnere Andrea Colombo dell'area tecnica dell'Autorità distrettuale del fiume Po. Alcuni campi potrebbero essere sacrificati e lasciati quest'anno senza coltivazioni.
