Dall'inizio degli scontri tra l'esercito regolare e i paramilitari sono morte 512 persone e oltre 4000 sono rimaste ferite.
KAHRTOUM - L'ex primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, ha avvertito che l'insicurezza creata dal conflitto in corso nel suo Paese potrebbe creare scenari peggiori di quelli in Siria e Libia. Lo riporta la Bbc, ricordando che l'ultimo cessate il fuoco tra l'esercito e i paramilitari che si stanno affrontando oramai da due settimane sta vacillando. Attacchi aerei vengono infatti segnalati nella capitale Khartoum.
Iniziati lo scorso 15 aprile, gli scontri armati hanno provocato almeno 512 morti e 4'193 feriti, secondo statistiche ufficiali, mentre decine di migliaia di persone stanno fuggendo dal Paese.
Intervenuto in una conferenza nella capitale del Kenya, Nairobi, Hamdok ha chiesto uno sforzo internazionale per convincere il leader militare sudanese e il capo della forza paramilitare rivale a sedersi a un tavolo per dei colloqui di pace. Il Sudan «è un Paese enorme, molto vario... penso che sarà un incubo per il mondo», ha precisato, ricordando che la guerra in corso non è tra «un esercito e un piccolo gruppo di ribelli», bensì è un conflitto tra due «eserciti, ben addestrati e ben armati».