«Le informazioni del Times non sono vere», ha fatto sapere la presidenza ucraina
KIEV - La presidenza ucraina smentisce quanto riportato dai media secondo cui Volodymyr Zelensky avrebbe chiesto agli organizzatori dell'Eurovision Song Contest di intervenire online durante l'evento.
Riferendosi a una notizia del Times secondo cui Zelensky avrebbe chiesto agli organizzatori dell'Eurovision di rivolgersi al pubblico durante la finale del concorso, l'addetto stampa del presidente ucraino Sergii Nykyforov ha dichiarato su Facebook che «le informazioni del Times non sono vere. L'ufficio del presidente dell'Ucraina non ha contattato gli organizzatori dell'Eurovision Song Contest con l'offerta dell'intervento online di Volodymyr Zelensky durante la finale o in qualsiasi altra fase del concorso».
Il Times aveva citato nel suo articolo un portavoce della European Broadcasting Union (Ebu), organizzatore dell'evento in corso a Liverpool, secondo cui un'apparizione di Zelensky rischierebbe di politicizzare il festival. «L'Eurovision Song Contest è uno spettacolo di intrattenimento internazionale ed è governato da rigide regole e principi che sono stati stabiliti sin dalla sua creazione. Nell'ambito di questi, uno dei capisaldi del concorso è l'apoliticità dell'evento. Questo principio vieta la possibilità di fare dichiarazioni politiche o simili come parte del concorso», ha affermato il portavoce.
E ancora: «La richiesta del signor Zelensky di rivolgersi al pubblico all'Eurovision Song Contest, sebbene fatta con intenzioni lodevoli, purtroppo non può essere accolta in quanto sarebbe contraria alle regole dell'evento». Il portavoce ha aggiunto che nelle due semifinali e nella finale del concorso ci sono 11 artisti ucraini tra cui i vincitori dell'anno scorso, la Kalush Orchestra. Ha ricordato inoltre le tante iniziative per mettere l'Ucraina al centro dell'evento. Kiev, per l'impossibilità di ospitare il festival in un Paese in guerra, aveva ceduto l'organizzazione al Regno Unito secondo classificato l'anno scorso in base a un accordo ad hoc col governo amico di Londra.