Analizzato il Dna di oltre 24'000 persone colpite dal SARS-CoV-2
Sono stati identificati oltre una dozzina di nuovi geni associati al rischio di sviluppare il Covid in forma grave. È quanto emerso dall'analisi del Dna di oltre 24'000 persone colpite dal SARS-CoV-2 e ricoverate in terapia intensiva. Lo studio con più di duemila autori, pubblicato su Nature, evidenzia il ruolo del sistema immunitario nell'alimentare la malattia grave. I risultati potrebbero contribuire allo sviluppo di terapie per il Covid e potenzialmente per altre malattie che causano distress respiratorio acuto o sepsi.
"È probabile che questi processi siano attivi anche in altre patologie", afferma Kenneth Baillie, specialista in terapia intensiva dell'Università di Edimburgo, autore principale dello studio. Gran parte dei dati sono stati raccolti da persone infettate da SARS-CoV-2 durante le prime ondate della pandemia nel Regno Unito. Il risultato è stato uno sforzo chiamato GenOMICC, che i ricercatori sperano possa contribuire a migliorare le opzioni di trattamento per il Covid e altre patologie, anche in caso di future pandemie.
Gli esperti hanno analizzato i dati e li hanno combinati con le informazioni provenienti da tutto il mondo. Hanno trovato 49 sequenze di Dna associate al rischio di ammalarsi in modo critico di Covid. Sedici di queste non erano state segnalate finora. Tra queste sequenze ve ne sono alcune che potrebbero influenzare l'attività di geni e proteine coinvolti nel sistema immunitario. Il gruppo di Baillie ha trovato legami genetici con le risposte infiammatorie e l'attivazione delle cellule immunitarie, processi che possono danneggiare i polmoni e ridurre la loro capacità di inviare ossigeno all'organismo.
"Questo studio amplia decisamente la nostra comprensione delle determinanti genetiche del Covid grave", afferma Brent Richards, genetista umano presso la McGill University di Montreal, coinvolto in un altro progetto chiamato Covid-19 Host Genetics Initiative, uno sforzo globale in cui scienziati di oltre 54 Paesi condividono dati. Secondo Richards, la diversità di questo sforzo fornirà una controparte cruciale allo studio GenOMICC, che si basa prevalentemente su partecipanti di origine europea.