L'ipotesi, già anticipata dalla stampa italiana, prende nuovo vigore anche tra i media Israeliani: «Operazione contro l'attività iraniana»
SESTO CALENDE - L'indiscrezione, fatta trapelare dalla stampa italiana, circa la natura dell'operazione di intelligence condotta da servizi segreti italiani e del Mossad nei giorni precedenti al naufragio sul Lago Maggiore, viene avvalorata anche da quella israeliana. Proprio quest'ultima, in precedenza, aveva peraltro documentato il "volo sensibile", partito alla volta di Malpensa poche ore dopo il naufragio della houseboat e rientrato immediatamente dopo a Tel Aviv, con il tentativo di recuperare gli agenti coinvolti nella sciagura costata la vita a quattro persone.
«Operazione contro l'attività iraniana» - Ebbene i media Channel 12 News e Haaretz confermano che gli 007 naufragati sul Lago Maggiore stessero collaborando a una missione con al centro le armi iraniane, o meglio contro la capacità e la possibilità di Teheran di armarsi. Letteralmente «un'operazione contro l'attività iraniana», il cui successo si sarebbe poi celebrato a bordo del "Goduria" «carico di agenti dell'intelligence israeliana e italiana» (21 in tutto), per «una cena celebrativa del successo della missione».
Dunque, se tra le ipotesi fatte sulla natura dell'operazione dei Servizi si era accennato al traffico di capitali russi tra Svizzera e Lago Maggiore, oltre che fare riferimento alla presenza sulla sponda del Verbano di facoltose famiglie ebree ortodosse che all'interno delle proprie ville ospitano politici ed esponenti dell'establishment Usa, sembra acquisire più vigore la strada dello spionaggio industriale. Che sfocerebbe quindi nel presunto traffico internazionale di armi e componentistica.
In questo senso proprio il Corriere della Sera aveva ipotizzato un monitoraggio, da parte del team di 21 persone, su possibili relazioni tra aziende italiane e iraniane, relativamente al commercio di componentistica civile, utilizzata poi nei droni. Fatto che però, visti i protagonisti in campo, difficilmente potrà mai essere dimostrato.
Missione anti-proliferazione - Ma un accento ancora più marcato a questa spy story lo aveva posto su Repubblica, la scorsa settimana, il giornalista Gianluca Di Feo, che aveva ipotizzato una missione anti-proliferazione, volta a impedire l'attività di coloro i quali, per conto dei così detti "Stati canaglia" si adoperano per la costruzione di «armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche o batteriologiche o che comunque contribuiscono a realizzare ordigni ad altissima tecnologia, dai droni ai cyberweapon, dai missili balistici ai sottomarini in miniatura». Ma se il quotidiano parlava di un Paese mediorientale potenzialmente coinvolto nell'approvvigionamento di «materiali strategici», ora i giornalisti israeliani citano apertamente l'Iran.
E che il Lago Maggiore e le sue sponde fossero al centro di un'operazione a respiro internazionale trova conferme anche nell’appartenenza degli 007 italiani all'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), che di fatto persegue la sicurezza del Belpaese, svolgendo compiti al di fuori del territorio nazionale.
Un'operazione di spionaggio estremamente delicata - quella svolta a un passo dal confine con la Svizzera - confermata anche dall’esperienza e dall'importanza dell'agente dei Servizi israeliani in pensione, Erez Shimoni (probabilmente un nome di copertura), annegato nel lago.
Durante i suoi funerali, nella sezione militare del cimitero di Ashkelon nel sud di Israele, così era stato omaggiato dal direttore del Mossad, David Barnea: «Hai lavorato in segreto per tutta la tua vita adulta. Anche dopo la tua morte non potremo parlare pubblicamente delle tue numerose, significative e benefiche azioni per il popolo di Israele».
Parole alle quali si era aggiunta anche una dichiarazione dell'Ufficio del Primo Ministro, che aveva parlato dell'agente come di «un caro amico, un impiegato impegnato e professionale che ha dedicato la sua vita alla sicurezza dello Stato di Israele per decenni, anche dopo il suo pensionamento».