Le due superpotenze degli anni 2000 non hanno nessun punto di accordo
PECHINO - Mentre la diplomazia internazionale cerca una difficilissima via d'uscita negoziale dalla guerra in Ucraina, Stati Uniti e Cina pensano già al nuovo ordine mondiale, ai rinnovati assetti geopolitici che prevedibilmente nasceranno dopo la fine del conflitto ucraino.
Lo fanno guardando ognuno ai propri interessi, seguendo logiche diverse e con molte divergenze, ma con una consapevolezza comune: il futuro assetto globale dovrà passare attraverso un qualche tipo di intesa fra Washington e Pechino se l'intenzione è quella di evitare una nuova guerra fredda che sarebbe molto più pericolosa e rischiosa di quella che contrappose Usa e Urss e divise il mondo in due blocchi. La visita di Blinken a Pechino e la 'concessione' cinese dell'incontro con Xi vanno letti in questa ottica.
Le due superpotenze degli anni 2000 non hanno nessun punto di accordo in questa fase. La politica ambigua della Cina sull'Ucraina indispettisce gli Usa, la posizione Usa su Taiwan non piace a Pechino, la guerra commerciale fatta di sanzioni non fa bene alle due economie nell'era della globalizzazione e di un mondo interconnesso e interdipendente, le sfide militari - per ora, fortunatamente, a distanza - nei mari del sud est asiatico alzano le tensioni, mentre sullo sfondo rimane la rincorsa di Pechino per diventare la prima economia mondiale.
La sfida a tutto campo tra i due Paesi rischia però di far male a entrambi. E di questo sono consapevoli Biden e Xi. Si è parlato della trappola di Tucidide (la potenza emergente che sfida la potenza esistente con un rischio altissimo di una guerra), ma gli Usa ora guardano con preoccupazione anche alla trappola del debito (concessioni di crediti apparentemente facili a Paesi in difficoltà con l'obiettivo di legarli a filo doppio a Pechino) che la Cina mette in atto in Africa, dove i cinesi progettano la costruzione di una nuova base militare dopo quella di Gibuti e allo shopping cinese che arriva fino ai porti europei (Pireo ed Amburgo). Pechino teme le conseguenze dello stop delle esportazioni di tecnologie occidentali verso la Cina mentre la guerra dei microchip è l'incognita che pesa su tutta l'economia mondiale.
Usa e Cina saranno sempre su posizioni diverse e contrarie e lo sbocco prevedibile e possibile di questa situazione è la nascita di una nuova contrapposizione, quella tra democrazie e autocrazie dove a delineare i due fronti saranno il rispetto dei valori e dei principi democratici. Sarebbe una nuova guerra fredda, ma molto più insidiosa con una vasta zona grigia di Paesi importanti, come l'India e il Brasile, che potrebbero galleggiare nel mezzo.
Kissinger, che a cento anni rimane uno dei più lucidi pensatori di geopolitica, ha consigliato di congelare i molti dissensi, a cominciare da quello su Taiwan, creando una convivenza di fatto tra le due grandi super potenze. Idea suggestiva. È anche praticabile? È quello che, tra mille dubbi, stanno cercando di capire a Washington e Pechino. Nel frattempo Xi avrebbe promesso che la Cina non darà mai armi alla Russia. È un buon segnale.
La visita di Blinken è soltanto un primo passo di una strada che non è soltanto lunga ma che ha anche molti tratti di dura salita e trappole sistemate ad ogni curva. Il primo incrocio da superare si chiama Putin. Lo zar si gioca tutto, come in un azzardo disperato, sulla guerra in Ucraina. Non è certo disposto a guardare i negoziati sotto traccia di Washington e Pechino dopo aver colpevolmente scatenato una guerra orribile e mentre minaccia quotidianamente l'uso delle armi nucleari tattiche.
Putin sente arrivare il pericolo dell'isolamento internazionale e della sua fine politica. Anche lui vuole entrare nella partita. E questo è sicuramente il tratto di strada più pericoloso.