Nella vicina Penisola i giovani hanno perso 341 giorni. La media europea è di 138 giorni
L'Italia è il Paese europeo in cui bambini e ragazzi hanno perso più giorni di scuola in presenza durante la pandemia. A partire da gennaio 2020 fino al termine dell'emergenza i giorni di chiusura sono stati 341 a fronte di una media europea di 138 giorni. È uno dei dati che emerge dal rapporto 'Navigating uncharted territory: school closures and adolescent experiences during the Covid-19 pandemic in the Who European Region' realizzato dall'ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il rapporto analizza le politiche scolastiche adottate durante la pandemia e gli effetti sugli adolescenti in 22 Paesi europei. I giorni di chiusura totale (vale a dire estese alle scuole di ogni ordine e grado) vanno da 0 della Finlandia, dove anche nei periodi di circolazione più intensa del virus SarsCov2 è rimasta in presenza l'attività di nidi e scuole dell'infanzia, a 341 dell'Italia. Tra i Paesi con le chiusure più lunghe, la Germania (243), la Moldavia (225), la Lituania (205), il Kazakistan (202), la Spagna (190). Quelle più brevi in Svezia (2), Norvegia (39), Estonia (48), Lussemburgo (49), Ungheria (53).
Il rapporto ha inoltre rilevato che per il 27% degli adolescenti la pandemia ha avuto un impatto negativo o molto negativo sul rendimento scolastico, anche se l'entità del calo del rendimento scolastico non era collegato al numero di giorni di chiusura.
L'impatto sul rendimento scolastico è stato peggiore negli adolescenti provenienti da famiglie poco agiate; quelli più abbienti, al contrario, sono riusciti a preservare il rendimento scolastico ma a costo di una forte pressione.
Determinante, invece, si è rivelato il supporto da parte di insegnanti e compagni di classe: laddove i livelli di sostegno erano più alti, il rapporto ha rilevato un miglior rendimento scolastico e minori livelli di pressione.