In un video pubblicato sui social, il passeggero dell'auto guidata da Nahel racconta la sua versione dei fatti
PARIGI - Tre giorni dopo la morte di Nahel, 17 anni, ucciso da un poliziotto a Nanterre, il passeggero ancora in fuga - che si trovava in auto al momento dei fatti - ha pubblicato un video sulle reti sociali in cui dà la sua versione dei fatti, in parte discordante da quella ufficiale, e annuncia di volersi presentare alla polizia fra qualche giorno.
Il giovane dice di aver avuto «paura» che i poliziotti sparassero anche a lui, dopo aver visto "l'amico" Nahel agonizzare al suo fianco. E allora ha preso la fuga. I tre amici (lui, Nahel e un terzo che è stato fermato e subito rilasciato) - si sono ritrovati insieme in un'auto che era stata loro prestata, una Mercedes. «Abbiamo deciso di fare un giro a Nanterre - racconta - dopo qualche minuto ci siamo ritrovati sulla corsia degli autobus e ho visto delle motociclette con i poliziotti che ci seguivano».
Secondo il ragazzo, il primo poliziotto che ha fermato l'auto ha chiesto a Nahel di abbassare il finestrino: «gli ha detto 'spegni il motore o ti sparo'. Gli ha dato un primo colpo con il calcio della sua arma. Poi è arrivato il secondo poliziotto e anche lui gli ha sferrato un colpo».
Il primo gli ha poi «puntato l'arma alla tempia» - racconta il ragazzo - dicendogli "non ti muovere o ti pianto una pallottola in testa". Il secondo gridava "sparagli". Il primo gli ha dato un altro colpo con il calcio dell'arma.
Secondo la ricostruzione ufficiale resa dal prefetto Laurent Nunez, invece, «il conducente, che aveva spento il motore, ha riavviato il veicolo ed è ripartito. È a quel punto che il poliziotto ha fatto uso dell'arma».
Invece, stando al terzo occupante dell'auto, «è stato il terzo colpo con il calcio dell'arma che avrebbe fatto lasciare il pedale del freno a Nahel, e questo avrebbe fatto muovere l'auto». «Il secondo agente, che era al livello del parabrezza, ha sparato - ha continuato il ragazzo - e all'improvviso il suo piede ha spinto sull'acceleratore. L'ho visto agonizzare, tremava. Siamo finiti su una barriera». Poi la fuga, per paura di essere anche lui colpito dai poliziotti.