Passa la controversa legge anti-immigrazione, nonostante le critiche delle opposizioni e del primate della Chiesa anglicana
LONDRA - Diventa legge nel Regno Unito la contestatissima stretta dell'Illegal Migration Bill, iniziativa promossa dal governo conservatore di Rishi Sunak con l'intenzione dichiarata di contrastare l'immigrazione illegale e scoraggiare in particolare gli sbarchi dei «piccoli scafi» gestiti da gang di trafficanti attraverso la Manica - sbarchi impennatisi a livelli record nel 2022, a dispetto delle ripetute promesse Tory di un giro di vite post-Brexit sul fronte del controllo dei confini.
L'iter del provvedimento si è chiuso nella notte di fronte alla riottosa Camera dei Lord, che ha ceduto infine su 5 emendamenti correttivi dopo essersi vista già respingere in precedenza un'altra ventina di modifiche concepite per alleggerire il testo a opera della Camera dei Comuni, dove l'esecutivo può contare su una maggioranza blindata e a cui per prassi spetta - in quanto unica assemblea elettiva di Westminster - l'ultima parola nel ping pong parlamentare delle leggi britanniche.
Ora non resta che il passaggio del Royal Assent, ossia la controfirma del re in veste di capo dello Stato, automatico e scontato nonostante le critiche espresse a suo tempo in privato secondo i media dallo stesso attuale sovrano, Carlo III, pochi mesi prima dell'ascesa al trono.
L'Illegal Migration Bill impone in teoria una serie di restrizioni draconiane al diritto da parte dei cosiddetti "clandestini" di presentare a posteriori domanda d'asilo sull'isola, mentre ne facilita l'espulsione o i trasferimenti in paesi terzi. Inclusi quelli previsti a pagamento dal controverso piano Ruanda, al momento bloccato di fatto da una serie di ricorsi individuali giunti fino alla Corte europea dei diritti umani (CEDU), ma in base al quale - almeno sulla carta - Londra ha concordato col governo di Kigali la possibilità d'inviare in strutture di raccolta finanziate ad hoc in Africa contingenti di richiedenti asilo in attesa di risposta nel Regno.
La stretta resta oggetto in ogni modo di pesanti contestazioni da parte di organizzazioni non governative umanitarie e di istituzioni internazionali dell'Onu: in un comunicato l'Alto commissario per i diritti umani Volker Türk e l'Alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi sottolineano che il testo «contraddice» gli obblighi assunti dal Regno Unito nell'ambito del diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati.
La legge è oggetto di critiche anche delle opposizioni britanniche in parlamento - a partire dal Labour, partito neomoderato di Keir Starmer, che peraltro ne mette in dubbio soprattutto l'efficacia - nonché di singoli esponenti Tory dissidenti fra cui l'ex premier ed ex ministra dell'interno Theresa May.
Durissimo pure il giudizio confermato dopo l'approvazione finale dall'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa nazionale anglicana e membro della Camera dei Lord, il quale ha ribadito oggi seccamente di non essere stato «convinto da nessuna delle argomentazioni» portate dal governo Sunak a sostegno del testo.