Il processo di repressione del dissenso politico intrapreso da parte del presidente tunisino Kais Saied preoccupa Amnesty International.
TUNISI - L’autoritarismo ha ormai preso piede in Tunisia. Il presidente Kais Saied, al potere dal luglio del 2021, ha progressivamente cancellato tutte le conquiste democratiche ereditate dalle primavere arabe. Terra di origine del fuoco che è divampato in tutto il Medio Oriente nel 2011, la Tunisia è stata spesso considerato l’unico Paese in cui le speranze dei manifestanti non sono state completamente disilluse. Il processo di repressione del dissenso politico intrapreso dalle autorità tunisine, sta ora minacciano di riportare il Paese ai livelli precedenti al 2011.
Una deriva autoritaria
«Dalla presa del potere, nel luglio 2021, decreto dopo decreto, tassello dopo tassello, il Presidente Saied e il suo governo hanno drammaticamente minato il rispetto dei diritti umani in Tunisia. In questo modo, sono state eliminate le libertà fondamentali che i tunisini hanno lottato duramente per ottenere, favorendo un clima di repressione e impunità», ha dichiarato Heba Morayef, Direttrice regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e l'Africa del Nord.
Amnesty punta il dito contro la repressione violenta dell’opposizione politica compiuta dalle autorità di Tunisi. «Dal febbraio 2023, le autorità hanno utilizzato indagini penali e arresti fasulli per colpire chi critica lo Stato e le persone percepite come nemiche dal Presidente Saied».
La repressione del dissenso
Le autorità tunisine hanno preso di mira soprattutto i membri di Ennahda, il principale partito di opposizione del Paese, avviando indagini penali contro almeno 21 membri del partito, 12 dei quali sono in detenzione. «Nell'aprile 2023, le autorità hanno arrestato Rached Ghannouchi, leader di Ennahda ed ex presidente del disciolto Parlamento tunisino, accusandolo di "cospirazione contro lo Stato"».
Il 15 maggio 2023, un tribunale antiterrorismo lo ha condannato a un anno di carcere per le dichiarazioni pubbliche fatte l'anno scorso in occasione di un funerale, in cui aveva elogiato il defunto come "uomo coraggioso" che non temeva "un governante o un tiranno".
Chi si oppone viene perseguitato
Il calvario di Ghannouchi non è purtroppo un caso isolato. Dal 25 luglio 2021, Amnesty International ha documentato i casi di almeno 39 persone che sono state indagate o perseguite solo per aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione. «Le accuse contro di loro includono "insultare" le autorità o "diffondere fake news", che non sono reati riconosciuti dal diritto internazionale».
Nel settembre 2022, il Presidente Saied ha emanato il Decreto Legge 54, una legge sulla criminalità informatica che di fatto conferisce alle autorità poteri pressoché illimitati per reprimere la libertà di espressione online. «Dalla sua adozione, le autorità hanno utilizzato questa legge per avviare indagini contro almeno nove persone - tra cui giornalisti, avvocati e attivisti politici - per commenti pubblici critici nei confronti delle autorità, inclusi il Presidente Saied e il Primo Ministro Najla Bouden».
L'odio verso i migranti
All'alba di un nuovo accordo firmato con l'Unione Europea, le preoccupazione di Amnesty riguardano anche l'ondata di violenza e discriminazione nei confronti di migranti e rifugiati. La nuova intesa prevede aiuti finanziari per la Tunisia di controlli più severi contro la migrazione illegale attraverso il Mediterraneo. Nel febbraio 2023, il Presidente Saied ha fatto commenti xenofobi e razzisti, che hanno dato il via ad aggressioni, sgomberi e arresti arbitrari di migranti di origine africana.
«Le autorità devono adottare misure immediate per proteggere i diritti dei cittadini stranieri dell'Africa Nera, compresi i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati. Devono anche smettere di trattenerli arbitrariamente o di allontanarli con la forza dal Paese, soprattutto senza considerare se soffriranno di persecuzione una volta rimpatriati», ha sentenziato l'Ong a protezione dei diritti umani.
Il potere di Saied
Una svolta autoritaria necessaria secondo il presidente Saied per impedire l’ingerenza delle potenze straniere. Come spesso accade un nemico esterno giustifica la riduzione dei diritti civili. Saied ha minato l'indipendenza giudiziaria emettendo due decreti che gli conferiscono il potere di intervenire nella carriera di giudici e procuratori, compreso il potere di licenziarli arbitrariamente.
Il 1° giugno 2022, Saied ha licenziato 57 giudici sulla base di accuse vaghe e politicamente motivate tra le quali: terrorismo, corruzione finanziaria o morale, adulterio e partecipazione a "feste a base di alcol".
La nuova Costituzione
Il presidente Saied ha consolidato il proprio potere il 25 luglio 2022, dopo che una nuova Costituzione da lui proposta è stata adottata in un referendum. La Costituzione, presentata dopo un processo di redazione accelerato e senza una consultazione significativa con le organizzazioni della società civile o altri partiti politici, ha aumentato i poteri di Saied e indebolito l'indipendenza del sistema giudiziario.
«Le autorità tunisine devono interrompere immediatamente il giro di vite sui diritti umani, che sta costantemente annullando le conquiste faticosamente ottenute dalla rivoluzione del 2011. Dovrebbero iniziare rilasciando tutti coloro che sono stati detenuti arbitrariamente e astenersi dal ricorrere a indagini e procedimenti penali contro gli oppositori politici, gli attivisti per i diritti umani e altri semplicemente per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica», ha concluso Morayef.