Cerca e trova immobili
La reazione indignata di una guida alpina svizzera dopo la tragica morte di un uomo sulle pendici del K2.
ISLAMABAD - Un dramma (l’ennesimo) sulle vette del Karakorum 2 (K2). L'alpinista pakistano Mohammad Hassan è deceduto lo scorso 27 di luglio durante la scalata della montagna. La vetta, che appartiene alla catena dell'Himalaya, è con i suoi 8.609,02 metri di altitudine, la seconda montagna più alta della terra dopo l'Everest.
Un incidente che forse però poteva essere evitato. Un video mostra infatti l’uomo, chiaramente in difficoltà, venire scavalcato da decine di altri alpinisti intenti a raggiungere la vetta. Incuranti delle gravi condizioni dell’uomo il resto del gruppo non ha prestato i soccorsi necessari per salvare la vita dell’alpinista.
Le immagini hanno fatto rabbrividire anche Evelyne Binsack, 56enne esperta guida alpina svizzera. Binsack vanta una grande esperienza, ha scalato già tre volte l’Everest, una delle quali addirittura da sola. «Quello che è successo è una tragedia che poteva e doveva essere evitata. Ma sulla montagna il turista diventa un animale», ha spiegato ai colleghi del Blick.
La rabbia di Binsack si riversa in particolare sul nuovo turismo della montagna, irrispettoso e poco attento ai pericoli che si possono incontrare. Un fenomeno in aumento anche grazie ai social. «Bisogna sempre preparare la scalata nei minimi dettagli e prevedere come reagire in caso di imprevisti. Chi vuole solo a raggiungere la vetta non pensa a questi aspetti. Trovo sia puro egoismo».
Secondo la guida svizzera infatti la tragica morte dell’alpinista pachistano non è un caso isolato, ma un atteggiamento sempre più diffuso. «La montagna non ha più spazio per veri alpinisti, è diventata un Eldorado turistico».
