La tensione è altissima alla frontiera polacca (che è anche quella della NATO). Cosa sta succedendo? Facciamo il punto
VARSAVIA - Chiamarla polveriera sembra ormai riduttivo. La tensione sul confine che separa Bielorussia e Polonia ha toccato in questi ultimi giorni un nuovo picco. Al punto che sia Varsavia che i Paesi baltici hanno avvertito Minsk che sigilleranno le proprie frontiere nel caso si dovesse verificare, citiamo letteralmente, un «incidente critico».
In estrema sintesi, le scintille "viaggiano" su due binari paralleli. Sul primo di questi si muove una problematica ormai strutturale per il governo polacco, ovvero il flusso crescente di migranti, perlopiù provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa. Un flusso che la Bielorussia - che ovviamente respinge ogni addebito in tal senso - dirotterebbe a comando verso la Polonia.
Sul secondo, ben più recente, troviamo invece gli uomini del gruppo Wagner dislocati nell'ex repubblica sovietica dopo la tentata insurrezione avvenuta lo scorso 24 giugno. Quella marcia su Mosca per cui, poco meno di una settimana fa, il Cremlino - come sostenuto da numerosi analisti - ha presentato il conto allo Stato maggiore al completo della compagnia militare, decapitandola in un sol colpo. Ma questa è, in parte, un'altra storia.
La presenza di quegli uomini a ridosso di quella striscia di terra - che, lo ricordiamo, delimita l'area geografica sotto l'egida dalla NATO - aveva già fatto lampeggiare più di una spia d'allarme agli inizi di agosto, nel vivo timore che potessero fare da innesco ad azioni di sabotaggio e, più in generale, a "provocazioni" varie.
Da qui l'ultimatum, pronunciato ieri da Mariusz Kaminzki, ministro degli Interni polacco, in una conferenza stampa congiunta con i suoi tre omologhi dei Paesi baltici. La richiesta, per farla breve, è quella di "interrompere il traffico" sui due binari che abbiamo in precedenza citato. Perché, come detto, in caso di un «incidente critico», indipendentemente da quale sarà la frontiera interessata, «la reazione sarà immediata. E tutti i valichi che abbiamo aperto saranno chiusi».
Il monito va ad aggiungersi al "pacchetto" di misure già messo in campo nelle recenti settimane. Un paio di settimane fa, Vilnius ha deciso la chiusura di due valichi di frontiera con la Bielorussia; e, proprio oggi, il governo lituano ha fatto sapere che non sono da prevedere altre chiusure, se non nel caso di una minaccia alla sicurezza nazionale. Varsavia invece, una ventina di giorni fa aveva già annunciato l'invio di 10mila truppe aggiuntive per rinforzare il dispositivo. Muscoli e deterrenza, per tenere le scintille distanti il più possibile dalla polveriera.